Don Calabria. La gioia della profezia – L’attualità del Santo a 150 anni dalla nascita

Uomo di fede operosa e di instancabile carità, visse sempre per e in mezzo ai poveri. Affacciata su Verona, la chiesa di San Zeno in Monte l’8 ottobre diventa un santuario a lui dedicato

«Quel pretino lì ha qualcosa di diverso, qualcosa di speciale». Diceva così nonno Antonio al resto della famiglia, ogni volta che tornava dopo essere stato in visita a don Giovanni Calabria (1873-1954) nella sua casa di San Zeno in Monte, sulle Torricelle di Verona. E così don Giovanni era entrato nel cuore di tutti, come ricorda il nipote di Antonio, fratel Mario Grigolini che, non a caso, ha scelto di seguire le orme di quel pretino – fondatore delle Congregazioni dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza – canonizzato da papa Giovanni Paolo II, il 18 aprile 1999. «Ma per i miei familiari era santo già quand’era in vita – dice fratel Mario -. Trovavano benemerito l’aiuto, sia materiale che spirituale, che lui dava ai tanti giovani bisognosi (Casa buoni fanciulli), e quindi lo sostenevano economicamente. In cambio, lui veniva spesso a casa, visite brevi ma intense, che finivano con la benedizione. E a volte con qualche profezia. Come quando salvò la vita a mio cugino Giorgetto, dicendo che sentiva che non stava bene, che doveva essere portato in ospedale. Gli fu così trovata una malattia di cui egli non sapeva nulla. E, infatti, Giorgetto si considera un miracolato».

Per celebrare il centocinquantesimo anniversario della sua nascita, domenica 8 ottobre, la chiesa di San Zeno in Monte, dove don Calabria abitò per quarant’anni e che ancora oggi è la sede dell’Opera da lui fondata, verrà eretta a santuario diocesano San Giovanni Calabria, dal vescovo di Verona, monsignor Domenico Pompili. Per l’occasione è prevista anche l’emissione di uno speciale francobollo delle Poste vaticane e un annullo filatelico delle Poste italiane.

Sul piano strettamente religioso, la tradizionale novena in preparazione della festa verrà vissuta con diverse celebrazioni in varie chiese della città. «L’erezione a santuario della sua casa restituisce ai veronesi vita e ricchezza spirituale del nostro fondatore che amava visceralmente questa città – dice il casante (superiore generale) padre Massimiliano Parrella -. Tuttavia, da quando l’8 ottobre 2022 abbiamo aperto le celebrazioni, ha visitato molte delle nostre missioni e ho potuto toccare con mano l’affetto profondo e la venerazione che la gente, anche in luoghi lontani, ha nei confronti di don Calabria».

Fitto il calendario di eventi, organizzati con il patrocinio della diocesi e del Comune (info su http://www.doncalabria.org). Ma non si tratta solo di guardare al passato. «Il nostro fondatore ha molto da dire ancora oggi su temi come l’accoglienza, la carità il rispetto umano, la fede, il dialogo – continua il casante -. Lui stesso da ragazzo aveva conosciuto la fame ed era di salute cagionevole. Erano stati in pochi a credere in lui quando aveva voluto entrare in seminario. Eppure, nel 1901, realizzò la sua vocazione diventando sacerdote, con un programma semplice quanto affascinante: mettere in pratica il Vangelo affidandosi completamente alla Provvidenza del Padre. La sua attualità è sconcertante di fronte alla crisi che stiamo attraversando».

Oggi la famiglia calabriniana è ufficialmente presente in tredici Paesi, con 400 religiosi e religiose, affiancati da settemila collaboratori, impegnati principalmente in attività sanitarie, sociali, educative e pastorali, nelle periferie del mondo. Il cuore dell’Opera è ancora a Verona, dove, oltre alla Casa Madre di San Zeno in Monte, ci sono l’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, il Centro polifunzionale Don Calabria, la Comunità San Benedetto, e molte altre realtà.

«La missione si trasforma in base alle esigenze dell’epoca, ma non cambia nella sostanza, che è l’attenzione agli ultimi – conclude padre Parrella -. Per me essere il settimo successore di un santo è una responsabilità, ma anche una grande gioia. Sono romano, la mia parrocchia era affidata all’Opera Don Calabria. Lì ho ascoltato la storia del primo ragazzo che lui ha aiutato. Non aveva niente, gli ha dato tutto. Da quel momento ho capito la paternità di Dio. Questo è il carisma più bello del mondo».

© 2023 Romina Gobbo

pubblicato su Famiglia Cristiana – domenica 8 ottobre 2023 – pagg. 46 e 47

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