«Le critiche non mi hanno scalfito. È stata un’esperienza evangelica»
«Mio nonno era tedesco, è arrivato in Italia da immigrato in cerca di lavoro. Mio padre era un profugo nella Seconda Guerra Mondiale. Da che parte potrei mai stare?» Don Giovanni Kirschner, dal 2017 parroco della chiesa di Santa Maria del Sile, Treviso, è balzato agli onori della cronaca l’8 dicembre scorso, quando ha deciso di ospitare per la notte dodici persone senza dimora, la maggior parte migranti, di cui quattro in chiesa.
Ora sono stati tutti trasferiti negli alloggi del Seminario vescovile di Treviso. «Nonostante avessimo ricavato uno spazio laterale, qualcuno l’ha considerato come una violazione dello spazio sacro – racconta -. Concordo che non si può far dormire la gente in chiesa, ma si è trattato di un’emergenza. Qualche giorno prima era morto di infarto, dovuto al freddo, un migrante indiano che passava le notti in un parcheggio. Ci siamo attivati prima che la situazione precipitasse anche da noi, visto che almeno una quindicina di persone dormivano all’addiaccio, fuori dal dormitorio comunale che sorge vicino alla nostra parrocchia e che non è abbastanza capiente per far fronte a tutti gli arrivi. Abbiamo dato fastidio perché ci siamo spostati dalla parte degli ultimi, ci siamo lasciati contaminare. Ma dormire fuori, oltre che insalubre e pericoloso, è anche degradante». A gridare allo scandalo è stata l’associazione “Prima i trevigiani”, che si colloca su posizioni di estrema destra, che ha annunciato di sta raccogliendo firme al fine di ottenere il trasferimento di don Giovanni.
«La vicenda è stata conosciuta perché è rimbalzata sui giornali, ma nessuno dell’associazione è venuto a parlare con me. So che sono andati casa per casa con la petizione, ma con scarsi risultati, e tutto si è fermato lì. Quel che è sicuro è che non si tratta di miei parrocchiani che, anzi, sono stati tutti solidali. Io di mestiere faccio il parroco e la mia prima preoccupazione è la comunità cristiana. Non ho deciso da solo, ho coinvolto tutti e nessuno si è tirato indietro. Anzi, molti si sono offerti volontari per dare una mano. È stata un’esperienza forte per tutti, in vero stile evangelico».
© 2024 Romina Gobbo
pubblicato su Famiglia Cristiana – Chiesa in uscita – domenica 28 gennaio 2024 – pag. 11


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