«Siamo serbe, croate, bosniache di religioni diverse, unite da un lutto causato dalla guerra civile, dice la fondatrice. Lavoriamo gomito a gomito e condividiamo il dolore. Se è possibile qui, è possibile ovunque»
«Se è possibile a Srebrenica, è possibile dappertutto». Radmilla Zarkovic, per tutti Rada, ama definirsi “pacifista in pratica” perché, insieme a Skender Hot, nel 2003 ha dato vita alla Cooperativa Insieme “Frutti di pace”, nella Bosnia orientale, a Bratunac, sulla riva occidentale del fiume Drina, al confine con la Serbia. Luoghi che, tra il 1992 e il 1995, hanno visto il più feroce genocidio che l’Europa abbia mai conosciuto. Per questo parlare di pace e di riconciliazione sembrava impossibile. «Quando abbiamo cominciato a riflettere su che cosa potevamo fare, era un momento delicato. Era il 2001 ed era appena cominciato il processo di ritorno dei musulmani-bosniaci, soprattutto donne, perché gli uomini erano morti al fronte. Sono passati 13 anni, ma ancora oggi devi soppesare ogni parola perché qualsiasi cosa dici può provocare dolore», afferma Rada, che alle parole ha preferito la concretezza, offrendo lavoro soprattutto alle donne. Divise dall’etnia, ma tutte accomunate dall’aver perso un marito, un padre, un fratello. Il dialogo tra loro poteva passare solo attraverso la produzione di more, lamponi, mirtilli, piccoli frutti della terra, con cui realizzare marmellate e confetture. Non serbe, croate, bosgnacche, non musulmane, cattoliche, ortodosse, ebree. Donne e basta. Gomito a gomito, appunto, “insieme”. «Siamo riuscite non solo a creare un’atmosfera di ascolto, ma anche un’atmosfera di empatia, dove ogni donna sente su di sé il dolore dell’altra, perché sono dolori molto profondi e molto simili», continua Rada.

Radmila Zarkovic, 64 anni, una delle fondatrici, con i prodotti che la cooperativa realizza
A loro è stato assegnato il Premio Nonino Risit D’Aur – Barbatella d’oro 2024. «Abbiamo conosciuto questa meravigliosa realtà grazie ad Angelo Floramo, accademico, storico, medievalista e consulente scientifico della Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli – spiega Antonella Nonino, che segue il Premio per la famiglia -. “Figlio della frontiera”, è da sempre interessato alla storia dei Balcani, ogni anno accompagna i suoi studenti ad esplorarne le anime. In questo suo “peregrinare”, ha incontrato la Cooperativa Insieme e ce ne ha parlato. Il nostro premio va alle donne di Bosnia, ma anche a lui».
Quest’anno la consegna del premio coincide anche con il culmine delle celebrazioni per i 50 anni della creazione del Monovitigno® Nonino, la Rivoluzione della Grappa 1973-2023. «Il premio fu un’intuizione dei nostri genitori – riprende Antonella -. Fu istituito nel 1975 per salvare gli antichi vitigni autoctoni friulani in via di estinzione, oggi si direbbe per salvaguardare la biodiversità, e per valorizzare la civiltà contadina. Poi si è evoluto, è diventato un premio giornalistico, poi letterario, e ha oltrepassato i confini dell’Italia».
La Cooperativa Insieme ce la mette tutta, sia per realizzare prodotti qualitativamente sempre migliori e naturali, sia per continuare a tessere reti. «Questo premio è per noi molto importante, perché ci permette di far conoscere il nostro lavoro, ma anche la nostra vicenda, che è drammatica non solo per quanto accaduto in passato, ma perché non finirà mai», conclude Rada, che è anche attivista delle Donne in nero (Movimento pacifista internazionale, ndr). «Al potere ci sono ancora gli stessi che, durante la guerra, si sono macchiati di orrendi delitti. Per tenersi stretta la poltrona, fomentano le stesse paure di allora, esaltano il nazionalismo, e i giovani, che non ne possono più di questo clima, se ne vanno. Nel nostro Paese la speranza è morta. Lo vedo negli occhi della gente. Creare questa cooperativa è stata una scelta di coraggio, anche perché siamo piccoli ed è un grandissimo sforzo per noi restare sul mercato ed essere competitivi. Dobbiamo molto alla rete Coop e ad Alce Nero che acquistano i nostri prodotti. Io cerco di tener duro. Ho voluto che su ogni vasetto fosse scritto: “Per un mondo migliore non basta sognare, con i frutti di pace lo puoi cambiare”. Chissà».
© 2024 Romina Gobbo
pubblicato su Famiglia Cristiana – domenica 28 gennaio 2024 – pagg. 40, 41
IL PREMIO
Le eccellenze della cultura e i progetti volti a costruire un clima di dialogo: da sempre sono queste le due grandi direttrici del Premio Nonino, che ha anticipato i Nobel ben sei volte. Oltre alla Cooperativa Insieme, hanno ricevuto il riconoscimento lo scrittore Alberto Manguel, Rony Brauman, tra i fondatori di Medici senza frontiere, la scienziata Naomi Oreskes. La cerimonia di premiazione si terrà alle Distillerie Nonino a Ronchi di Percoto (Udine), sabato 27 gennaio.


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