«Il “cuore in ascolto” è la chiave per accompagnare le persone vulnerabili», dice suor Abby Avelino, coordinatrice internazionale delle rete anti-tratta Talitha Kum. «Le storie dei sopravvissuti per noi sono sacre»

«Viviamo in un mondo in cui le relazioni umane sono valutate in base a ciò che le persone “hanno”, piuttosto che a ciò che “sono”. Quest’ultima dimensione viene spesso scartata e dimenticata, lasciando campo libero alla prima: per essere, devo avere, a ogni costo. Serve un cambiamento di paradigma nella
società e nella mentalità individuale». Nata a Tanauan, nelle Filippine, suor Abby Avelino, 58 anni, della congregazione delle suore Domenicane di Maryknoll, dallo scorso anno è coordinatrice internazionale di Talitha Kum, la rete internazionale contro la tratta di esseri umani e lo sfruttamento, che ha sede a Roma. Fondata nel 2009 dall’Unione Internazionale delle Superiori Generali (Uisg), la rete quest’anno celebra il quindicesimo anniversario dalla fondazione. Suor Abby ha una laurea in Ingegneria e da giovane ha lavorato come ingegnere meccanico. Poi, diventata missionaria, ha svolto una lunga attività in Giappone con le donne migranti, che subiscono abusi e vengono sfruttate come lavoratrici domestiche. «Arrivavano dall’Africa e dai Paesi Asiatici, molte di loro erano state ingannate dai trafficanti; è lì che ho cominciato a pensare di impegnarmi nel ministero anti-tratta. Abbiamo fondato Talitha Kum Giappone nel 2016, quindi sono stata nominata coordinatrice regionale per l’Asia», racconta.
UNA RETE DI 6.000 MEMBRI

Il passo successivo è stata la nomina a coordinatrice internazionale: «Il mio impegno vuole essere quello di proclamare la presenza amorevole di Dio attraverso il servizio in missione, con cura, amore e guarigione per tutti, indipendentemente da cultura, credo, razza, nazionalità, genere, età». Talitha Kum è operativa nei cinque continenti, con 58 reti intercongregazionali sparse in 97 Paesi. Nel 2022 ha raggiunto 560.606 persone in tutto il mondo, il 40% in più rispetto al 2021. «La nostra rete, tra religiose, religiosi, laici e giovani, supera i 6.000 membri. Si fonda sulla ricca tradizione delle donne cattoliche ispirate dal
ministero vivificante di Cristo, che si impegnano nel lavoro comunitario». Un aspetto interessante è anche la collaborazione con le altre religioni: «Tra i nostri “giovani ambasciatori”, che si fanno portavoce con i loro coetanei delle istanze di Talitha, ce ne sono anche alcuni di fede islamica. Noi crediamo fermamente nei giovani, e chiediamo di crederci anche alla Chiesa».
LA TESTIMONIANZA
«Mi chiamo Mariana, sono romena. A tredici anni sono stata violentata da un “branco”. Fu così orrendo che mi convinsi che l’unica possibilità per me fosse la prostituzione. Fui venduta dai trafficanti del mio Paese a un bordello spagnolo per trecento euro. Lì ho passato l’inferno. Sono stata con uomini di ogni età e aspetto, 24 ore al giorno, per cinque anni. Per loro eravamo solo pezzi di carne da usare». Come Mariana molte altre donne e ragazze sono rimaste intrappolate nelle maglie di fenomeni come lo sfruttamento sessuale, i matrimoni precoci e forzati, o lo sfruttamento lavorativo. Ma Mariana è riuscita a cambiare vita grazie all’intervento di Talitha Kum. «Le storie delle vittime e dei sopravvissuti per noi sono sacre. Camminiamo con loro. Diamo supporto, non solo fisico ed emotivo, ma anche spirituale», spiega suor Abby. «Favoriamo l’accesso alla giustizia, e invitiamo tutti a contrastare ciò che promuove e
sostiene la tratta di persone, denunciando l’arroganza e la violenza del potere economico-finanziario, quando agisce contro la dignità della persona. Nel 2022 il profitto generato dalla tratta ha superato i 150 miliardi di euro. Il lavoro di rete è fondamentale per costruire un mondo libero dalla tratta di esseri umani. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere e ha dei doni da gestire con profonda fede in Dio».
LA GIORNATA DI PREGHIERA
Ogni anno, dal 2015, Talitha Kum assieme ad altre organizzazioni partner promuove la Giornata Internazionale di preghiera e sensibilizzazione contro la tratta di esseri umani, che si celebra l’8 febbraio, memoria liturgica di santa Bakhita, la schiava sudanese divenuta suora canossiana e canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000. «È l’occasione per unirsi nella preghiera contro il crimine della tratta, e per la cura e la guarigione delle vittime. Anche papa Francesco ogni anno si unisce a noi. Tema di quest’anno è “Camminare nella dignità: ascoltare, sognare, agire”. Significa che il viaggio contro ogni sfruttamento lo dobbiamo fare tutti assieme, come pellegrini della dignità umana, con speranza, sogno e azione. A Roma arriveranno anche una cinquantina di giovani, in rappresentanza delle nostre organizzazioni partner». Suor Abby si pone come una madre amorevole nei confronti delle donne e ragazze che incontra. «Con loro si instaura un dialogo di cura, rispetto e fiducia, una relazione fraterna, alla pari, segnata dalla presenza dello Spirito. Il “cuore in ascolto” è la chiave per accompagnare le persone vulnerabili. Manifestiamo così l’amore di Dio, permettendo loro di rialzarsi da sole. La preghiera mi aiuta. Seguo la via di Gesù, una via di amore altruistico, per ottenere forza e coraggio nei momenti di difficoltà».
© 2024 Romina Gobbo
pubblicato su Credere – domenica 11 febbraio 2024 – pagg. 30, 31


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