Senegal, donne contro il nuovo presidente

Dopo le promesse di innovazione, le ministre sono solo quattro

Questa è la vittoria di tutte e tutti i senegalesi di qui, e della diaspora. Donne e uomini…». Sono le parole con cui Bassirou Diomaye Faye, 44 anni, candidato del Pastef (Patriotes africains du Sénégal pour le travail, l’éthique et la fraternité), si è rivolto ai suoi cittadini, dopo la conferma della vittoria al primo turno alle presidenziali del Senegal. Quasi sette milioni di persone – giovani, donne, anziani – si sono recati alle urne, e il 54,3%, circa 2 milioni e mezzo di elettori, ha scelto Faye. Che si è così aggiudicato il primato del più giovane presidente del Paese, dal 1960, anno dell’indipendenza dalla Francia, nonché del primo candidato dell’opposizione eletto al primo turno. Ma quel «donne e uomini» è stato un po’ disatteso, perché quando, il 5 aprile, il primo ministro Ousmane Sonko ha presentato la squadra di governo, di donne ce n’erano ben poche,
nonostante esse costituiscano quasi la metà della popolazione, e nonostante molto di loro abbiano militato nel Pastef e, per questo, siano pure finite in carcere. Dei venticinque ministri, solo quattro sono donne: Yacine Fall è ministra dell’integrazione africana e degli affari esteri; Fatou Diouf della pesca e delle infrastrutture marittime e portuali; Maimouna Dieye della famiglia e della solidarietà; Khady Diéne Gaye della gioventù e dello sport. Così la rappresentanza femminile è scesa dal 18% sotto la presidente di Macky Sall all’attuale 13%. «Non è questa la rottura col passato
promessa in campagna elettorale», dicono le donne, che hanno come faro Aline Sitoé Diatta, detta la Giovanna d’Arco d’Africa, eroina della resistenza anticolonialista in Casamance, e sostenitrice dell’uguaglianza di tutti gli uomini e le donne. Il 4 maggio, nell’auditorium del Memoriale di Gorèe a Dakar, si è riunito un collettivo di femministe; dall’incontro è scaturito un Manifesto – firmato da 255 personalità e 24 organizzazioni – con il quale si rivendica una maggiore presenza delle donne negli organi governativi. Il Manifesto evidenzia che la sotto rappresentanza femminile
costituisce una «minaccia alle conquiste in termini di diritti delle donne già consolidate in Senegal». Aminata Fang Niang, presidente dell’Associazione Donne avvocatesse, ha parlato di «Delusione». Ndeye Arame, responsabile amministrativa di Women Leader Caucus, organizzazione che promuove la parità, si chiede: «Come possiamo accettare una rappresentanza femminile del 13%?» Il collettivo ha anche chiesto al presidente della Repubblica di facilitare la creazione di una struttura governativa «destinata specificamente ai bisogni delle donne e
delle ragazze», e l’attuazione di politiche e programmi a loro favore, «in particolare nel settore dell’istruzione, della formazione, dell’occupazione, della prevenzione e del trattamento della violenza di genere». Alcune donne hanno espresso il loro dissenso anche sui giornali. Scrive Aminata Dia, nel sito Seneplus: «La sfida non è “dare posizioni alle donne», ma capire che nessun cambiamento sistemico, per usare le parole del nostro caro presidente, può avvenire in modo sostenibile senza una governance inclusiva ed equa. Invece l’esecutivo cristallizza un sistema patriarcale già ben radicato». Aminata interviene anche sull’altra decisione del presidente, quella di trasformare il Ministero delle donne, attraverso il quale lo Stato era impegnato a ridurre le forti disuguaglianze di genere, in uno denominato «della Famiglia e della Solidarietà». «Le donne non sono un gruppo monolitico. Questa trasformazione pone una questione centrale: la confusione tra questioni di genere ed equità sociale, e questioni familiari. Il ruolo della donna non si limita al nucleo familiare». Dal Pastef fanno sapere che la scelta dei membri del governo si basa sulla competenza, non
sul genere. O le donne senegalesi sono totalmente incapaci, oppure un dubbio è lecito, visto che il modus operandi è rimasto lo stesso anche nella scelta dei 17 direttori di agenzie nazionali; solo due sono donne.

© 2024 Romina Gobbo

pubblicato sul Giornale di Brescia – mercoledì 22 maggio 2024 – pag. 7

Didascalia foto di copertina: Il presidente del Senegal, Bassirou Diomaye Faye durante la cerimonia di insediamento, il 2 aprile a Dakar.

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