Le parole della salute al teatro Verdi di Padova
«L’università degli studi Milano Bicocca effettua trapianti di coralli sulle barriere coralline danneggiate. È meraviglioso». La buona notizia per Ilaria Capua sta nella capacità della ricerca e della scienza di risolvere i problemi. Oggi come ieri. Ma servono «coraggio, determinazione, immaginazione e lungimiranza», raccomanda Antonella Attili. La scienziata e l’attrice, sul palco del teatro Verdi di Padova, hanno dato testa, voce e cuore alle pagine del libro della Capua, Le parole della Salute Circolare (Aboca edizioni). «Lo scopo è spacchettare alcuni concetti, usando parole accessibili per permettere alle persone di capire fenomeni come il cambiamento climatico, la crisi alimentare, il surriscaldamento globale – spiega Ilaria Capua -. Sopravvissuti a una pandemia, abbiamo scoperto che per combattere eventi così drammatici, ciò che serve veramente sono il comportamento responsabile e la responsabilità sociale. Nessuno si salva da solo». «Parlare di salute alla gente è occuparsi degli altri – afferma
Antonella Attili -. Questo spettacolo è una trasmissione di informazioni importanti in un Paese dove l’informazione non è poi così libera. Una scienziata e un’attrice, con il loro senso sociale e civico, possono fare la differenza nello spiegare che salute personale e salute del pianeta sono connesse. È anche un po’ un modo di fare politica». Le parole sono importanti, ma lo sono anche le immagini. Protagonisti sono i quattro elementi: terra, aria, acqua, fuoco. «Il pianeta ha la febbre. Ma la terra, l’aria, l’acqua sono sporche perché noi le abbiamo sporcate», riprende la Capua, richiamando ognuno alle proprie responsabilità. Eppure l’uomo nella storia è stato anche capace di grandi rivoluzioni scientifiche. Ripercorre alcuni
profili Antonella Attili, che si chiede: «Esiste un mondo invisibile oltre i miei occhi?» La risposta la intuì il medico Girolamo Fracastoro che, a metà 1500, ipotizzò che le infezioni sono dovute a germi portatori di malattia. Ci volle però un altro secolo e mezzo prima che il naturalista Antonie van
Leeuwenhoek progettasse un microscopio idoneo all’osservazione di batteri e globuli rossi. E che dire del biologo Alexander Fleming? La scoperta della penicillina, nel 1929, gli valse il Nobel. «Ma fu anche profetico – dice la Capua -, perché affermò che l’abuso di antibiotici avrebbe provocato
un effetto boomerang. E così sta accadendo. Si calcola che, nel 2050, le morti da infezioni legate a virus super resistenti supereranno quelle per
cancro». Non ci aveva ancora pensato nessuno a usare una piantina della città per fermare il colera. Lo fece nel 1854 l’epidemiologo John Snow,
cambiando il destino dei londinesi. Scoprì che i contagiati erano tutti nella zona di Soho; attingevano l’acqua da una pompa contaminata. Resa
inutilizzabile la pompa, l’epidemia fu debellata. Ma le soluzioni non possono venire solo dall’alto, ognuno deve fare la sua parte.
© 2024 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – 5 giugno 2024


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