Rapporto Amref sui media italiani e il continente africano
Vanessa Nakate, Lesley Lokko, Laetitia Ky, Zanele Muholi, Chimamanda Ngozi Adechie, Fatoumata Diawara, Angélique Kidjo. Chissà se questi nomi dicono qualcosa ai giornalisti italiani. Si tratta di alcune delle 36 attiviste africane – dodici per tre ambiti di interesse: ambiente, salute, arte e cultura -, sulle quali si è soffermata l’edizione 2024 de «L’Africa MEDIAta», il rapporto, promosso da Amref Health Africa (la più grande organizzazione non governativa che si occupa di salute nel continente africano, ndr) in Italia, curato dall’Osservatorio di Pavia, che analizza come e quanto i media italiani raccontano l’Africa. «Giunti alla quinta edizione, ci siamo accorti che c’è un tratto di continuità dal 2019 a oggi: la marginalità nei media mainstream della comunicazione sull’Africa e sulle persone africane e afrodiscendenti – spiega Guglielmo Micucci, direttore generale di Amref Health Africa -. La narrazione non ci aiuta a comprendere che esiste un’altra Africa oltre la cronaca, gli sbarchi e le emergenze. Esiste un’Africa
non più destinataria passiva di aiuti che arrivano dall’esterno, ma soggetto protagonista, dinamico, proteso in avanti, impegnato a cambiare dal di dentro, grazie soprattutto alle nuove generazioni». Di attiviste e attivisti africani nei media italiani si parla davvero con il contagocce. Del totale degli intervistati nei telegiornali di prima serata (50.573), vi è appena un attivista africano ogni 919 persone, ovvero lo 0,1% di presenza complessiva.
La voce delle nuove generazioni africane e afrodiscendenti arriva soltanto se il loro percorso si lega a polemiche socio-politiche italiane, come quando Lesley Lokko denunciò pubblicamente che tre dei suoi collaboratori ghanesi non avevano ottenuto il visto dall’Ambasciata italiana in
Ghana per partecipare alla Biennale di Venezia.
Dal dossier emerge che il 2023 registra il maggior numero di notizie sull’Africa degli ultimi cinque anni, con la presenza nei sei quotidiani analizzati (Avvenire, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, La Repubblica, La Stampa), di 16 notizie in media al mese (+3 rispetto al 2022). Ma due notizie su tre (84%) sono ambientate in Italia o nel contesto occidentale, e riguardano cronaca, flussi migratori, politiche di gestione e sicurezza. Nei notiziari di prima serata delle sette reti generaliste di Rai, Mediaset e La7, e nelle due all-news, RaiNews24 e SkyTg24, sono state rilevate 3.457 notizie (il numero più alto dopo il 2019). Ma il focus rimane «l’Africa qui» (76,9%), che riceve una copertura quasi totalizzante. Si traduce per lo più in estenuanti discussioni televisive fra esponenti politici, esperti di varia natura e opinionisti; poche le interviste o le inchieste dai Paesi, o fra le popolazioni direttamente implicate. Quando, invece, si parla di «Africa là», i temi maggiormente raccontati sono le condizioni dei migranti nei campi profughi, i naufragi, guerre ed episodi di terrorismo (copertura in aumento rispetto al 2022), le visite della presidente Giorgia Meloni nei vari Paesi. Dal memorandum UE-Tunisia al Patto Italia-Albania, fino agli accordi con la Libia: l’impegno del Governo italiano sulle
questioni africane ha incrementato l’interesse dei media. Nei programmi di infotainment analizzati su sette reti televisive, su 61.320 ore trasmesse in un anno, sono stati rilevati – in aumento rispetto al 2022 – 1.061 riferimenti all’Africa. Mal’86%, anche in questo caso, ha a che vedere col contesto europeo, con rinnovato peso nell’agenda politica e mediatica della migrazione, oggetto di numerosi dibattiti politici in tv. In generale, il tono delle notizie è stato, nel 72,5% dei casi, neutrale; nel 23,3%, allarmistico; nel 4,2%, rassicurante. L’area più raccontata è il nord Africa. I Paesi più visibili nel 2023 sono stati il Sudan (115 notizie), l’Egitto (111 notizie, grazie anche alla vicenda di Patrick Zaki), il Marocco (99 notizie, con il terremoto), la Libia (97, con l’alluvione). Resta aperta la questione dell’attivismo africano, così poco rappresentato da risultare quasi invisibile.
Manca, quindi, un punto di vista imprescindibile nella narrazione mediatica, come afferma Bitania Lulu Berhanu, direttrice programma Youth in Action (Y-ACT) Amref. «L’Africa rappresenta la gioventù per eccellenza: il 70% degli 1,8 miliardi di giovani del mondo, vive in Africa sub-sahariana. Si tratta innanzitutto di una sfida, ma anche di un’opportunità per favorire finalmente uno sviluppo sostenibile. A battersi con grande tenacia sono le ragazze, che trovano ancora tante barriere radicate nel tempo. Mai limiti e le difficoltà non riescono ad arginare la loro forza e la loro energia; sono troppo desiderose di guidare il proprio continente verso una nuova era, all’insegna dei diritti».
© 2024 Romina Gobbo
pubblicato su Giornale di Brescia – mercoledì 19 giugno 2024 – pagina 7


Lascia un commento