In cammino nella Grande Guerra

Il percorso di circa 200 chilometri custodisce la memoria della libertà riconquistata

«La morte ci rende tutti fratelli». Inizia dall’ossario-pacello del Pasubio, con le parole del generale Fausto Vignola, l’escursione sull’Alta via della Grande Guerra, sulle Prealpi vicentine. Per poi proseguire sugli altri tre sacrari simbolo della provincia di Vicenza: il Cimone a Tonezza, il Leiten di Asiago, il sacrario del Grappa. Non solo custodiscono le salme dei caduti, molti dei quali ignoti, ma conservano la memoria della libertà conquistata. Si tratta di un percorso sui sentieri del Cai di circa 200 chilometri, da ovest a est, tra la vallata dell’Agno e quella del Brenta. Richiede scarpe buone, forma fisica e cuore aperto. Perché è un pellegrinaggio sulle cicatrici della nostra storia. «Qui, sul Monte Cengio, dove si è combattuta la Strafexpedition (la spedizione punitiva da parte degli austro-ungarici, ndr), la più grande battaglia mai avvenuta in montagna, sono caduti 200mila soldati. Dal 15 maggio al 16 giugno del 1916, un uragano di fuoco si abbatté sulla Brigata Granatieri di Sardegna, che rispose con l’assalto all’arma bianca. Partiti in 10mila, tornarono in duemila», racconta la guida Filippo Menegatti.

Sacrario del Pasubio. Qui, a fianco, il generale Fausto Vignola racconta storie di caduti (credits Romina Gobbo)

Il progetto, voluto per valorizzare i teatri della Prima guerra mondiale, è frutto di una sinergia allargata: Provincia di Vicenza, Unione montana spettabile reggenza dei sette Comuni, Regione Veneto, Consorzio Bim-Bacchiglione e 24 Comuni. Il finanziamento, di circa un milione di euro, perlopiù dal Ministero dei beni culturali, ha permesso l’intervento di manutenzione straordinaria di Veneto Agricoltura e la mappatura da parte del 4° Reggimento Alpini paracadutisti. Così, oggi, andar per trincee, gallerie, forti, camminamenti e mulattiere, è più sicuro. Parola di Alda, Associazione europea per la democrazia locale, che si occupa della promozione.

Sono oltre cinquemila i caduti – italiani e austro-ungarici – che riposano nella cripta del sacrario del Pasubio, sul promontorio del Colle Bellavista, a 2.200 metri; di questi, solo 1.558 hanno un nome. Si parte da qui, perché questo è stato il primo sacrario a essere inaugurato, il 26 agosto 1926. A gestirlo è la Fondazione 3 Novembre 1918, di cui, oltre a Vignola, fanno parte il segretario Daniele Andreose e il presidente Giovanni Periz, che spiega: «I sacrari furono costruiti per dare degna sepoltura alle migliaia di cadaveri sotterrati in cimiteri di fortuna e in tombe disseminate ovunque». Voluto dal vescovo di Vicenza, Ferdinando Rodolfi, e dal generale Guglielmo Pecori Giraldi, il sacrario del Pasubio fu progettato dall’architetto Ferruccio Chemello, che lavorò gratuitamente per onorare la memoria del figlio Guido, alpino ucciso sull’Ortigara, e che ora riposa qui con gli altri caduti. «Vi si fondono in maniera molto armonica due punti di vista diversi – riprende il generale -, quello cristiano e quello del caduto-eroe. Questa fusione è molto particolare e unica, perché l’obiettivo comune è ricordare il caduto e vederlo come un eroe, la cui anima sale verso il cielo». I quattro piani del monumento sono un tripudio di affreschi che raccontano una storia triste, ma eroica. Predominano il rosso, colore del sangue, e il nero, la morte.

Quella stessa morte calata sugli oltre 300 uomini sepolti nell’esplosione di una mina, fatta detonare dal nemico il 23 settembre 1916, sulla vetta del Monte Cimone. Privati del nome, ma non della pietà, i resti dei fanti del 1° Battaglione del 219esimo Fanteria della Brigata Sele, riposano nel sacello qui inaugurato nel 1929. Ci si arriva percorrendo la “bolgia delle streghe”, la trincea austro-ungarica dal nome evocativo della pericolosità di questa linea difensiva.

Poi ci si muove verso il sacrario di Asiago, sul Colle di Leiten, a 1.058 metri. Inaugurato il 17 luglio 1938, al suo interno ci sono le salme di quasi 60mila soldati, di cui oltre 33mila ignoti. Infine, i due ossari di Cima Grappa, a quota 1.776, nel territorio del Monte Grappa. Quasi 23mila soldati, fra italiani e austro-ungarici, riposano gli uni di fronte agli altri. Lo sguardo vigile della Madonna del Grappa e la luce che dal faro del sacrario del Pasubio si irradia ogni notte su tutta la pianura vicentina sono monito per le nuove generazioni.

© 2024 Testo e foto di Romina Gobbo 

pubblicato su Famiglia Cristiana – domenica 18 agosto 2024 – pagg. 38 e 39

Foto di copertina: camminamento sul Monte Cengio

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