Donne d’Africa visione e forza

Il riscatto trainato da leader e manager

«Il futuro dell’Africa è nelle mani delle donne». A dirlo è l’avvocatessa liberiana Leymah Gbowee, soprannominata «guerriera per la pace», per la sua attività in difesa dei diritti delle donne. Con le sue Women of Liberia Mass Action for Peace, ha contribuito a mettere fine alla seconda guerra civile liberiana del 2003. Non è un caso se, nel 2011, ha vinto il Nobel per la pace, assieme a Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia dal 2006 al 2018 (prima donna africana a essere eletta capo di Stato). Ellen ha guidato il Paese nella riconciliazione post guerra civile. E, attraverso il Centro per le donne che porta il suo nome (Ejs), forma le future leader. Con la sua campagna «Have her back», ha chiamato a raccolta i maschi affinché promuovano l’uguaglianza di genere nei ruoli chiave della società e nel processo decisionale nazionale.

Certo la condizione della donna africana, soprattutto nelle aree rurali, resta durissima: le donne tra i 25 e i 30 anni hanno il 25% di probabilità in più rispetto agli uomini di vivere in condizioni di povertà estrema. Ma chi ce l’ha fatta non dimentica le proprie radici e si impegna a favore delle connazionali. La first lady della Namibia, Monica Geingos, ha promosso un progetto globale di tutela della salute delle adolescenti, in particolare per quanto attiene all’Hiv. L’imprenditrice nigeriana Damilota Odufuwa, PR di Binance, uno dei più grandi exchange di criptovalute del mondo, nel 2020 ha fondato la Feminist Coalition, che si focalizza sui diritti, sull’empowerment e sulla partecipazione politica femminile. Lo ha fatto assieme a Odunayo Eweniyi, che opera nel settore tech assieme a un’altra donna, Eloho Omame. La loro FirstCheckAfrica aiuta le donne a trovare finanziamenti per avviare start up tecnologiche. Un’altra nigeriana, Oluwaseun Runsewe, vice presidente dello sviluppo di SoftCom, lavora per rendere i servizi finanziari accessibili anche alle madri single come lei. Meaza Ashenafi, prima donna magistrato dell’Etiopia, si batte da sempre contro gli stereotipi di genere; ha fondato l’Ethiopian Women Lawyers Association, organizzazione che rappresenta le giovani avvocatesse del Paese. La tunisina Aya Chebbi, voce per la democrazia durante la rivoluzione del 2010-2011, guida il Nalafem Collective, collettivo intergenerazionale femminista panafricano che opera per il riscatto delle donne e delle ragazze.

L’attivista kenyota di etnia masai Nice Nailantei Leng’ete è per il Time fra le cento persone più influenti al mondo. Ieri era una bambina di nove anni che, per non subire l’infibulazione, dovette scappare dal suo villaggio perché nella sua cultura non c’è spazio per una donna che si ribella. A oggi ha salvato quasi ventimila ragazze dal «taglio». Da ambasciatrice mondiale di Amref Health Africa si è posta l’obiettivo dell’abolizione delle Mgf entro il 2030.

© 2025 Romina Gobbo 

pubblicato sul Giornale di Brescia – sabato 8 marzo 2025 – pag. 9

https://www.giornaledibrescia.it/opinioni/donne-dafrica-visione-e-forza-s5je96kv

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