Il bilancio della 46esima edizione in cui si è parlato di crisi globali, fede, cultura e attualità
Ottocentomila presenze ai vari eventi. Il Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini, che si è concluso ieri 27 agosto, è riuscito ancora una volta nell’intento di coinvolgere il pubblico in maniera trasversale. Come a dire che ce n’era davvero per tutti i gusti. Nato nel 1980, promosso da Comunione e Liberazione, il movimento sorto per volontà di don Luigi Giussani, è giunto quest’anno alla 46esima edizione. Deve la sua longevità al fatto di essere sempre sulla notizia – non a caso quest’anno al centro sono state le crisi umanitarie nel mondo -, e agli 8.200 relatori dal 1980 a oggi: personalità di primo piano del mondo istituzionale, culturale, accademico, economico, sportivo e imprenditoriale, nonché esponenti della Chiesa e di fedi e culture altre. Figure come Madre Teresa di Calcutta e Giovanni Paolo II, giusto per fare qualche nome.
«Con questa edizione abbiamo voluto mettere in luce esperienze di condivisione, di accoglienza, di riconciliazione e di positività nei “deserti” della solitudine e della rassegnazione, dei conflitti e delle guerre», spiega il presidente della Fondazione Meeting, Bernhard Scholz. Quest’anno, oltre alla nostra presidente Giorgia Meloni, anche la presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola. Tra gli intellettuali, la scrittrice Katerina Gordeeva, vincitrice del premio «Anna Politkovskaja 2022, e il premio Nobel per la pace 2024, Toshiyuki Mimaki, della Nihon Hidankyo Organization, giunto per commemorare l’80esimo dall’esplosione della bomba atomica a Hiroshima e Nagasaki. Tra gli alti prelati, oltre al «padrone di casa», cardinale Matteo Zuppi, anche il patriarca ortodosso greco Bartolomeo I di Costantinopoli, che, accompagnato dal cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per l’unità dei cristiani, ha visitato la mostra dedicata al Concilio di Nicea, il vescovo cattolico di Kharkiv-Zaporizhia Pavlo Honcharuk, il vescovo di Aleppo Hanna Jallouf, e il cardinale Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri, che al patriarca ha illustrato la mostra sui martiri di Tibhirine.
Rilevanti le cifre della manifestazione, che ha interessato, all’interno della Fiera, una superficie di circa 120mila metri quadrati. Dal 22 al 24 agosto, apertura ogni giorno fino alle 24. Si tratta dell’unica manifestazione italiana – questo va riconosciuto – con ingresso e parcheggi (9.000 posti auto) gratuiti. I posti a sedere per la ristorazione hanno raggiunto quota 5.000, la libreria ha occupato 1.000 metri quadrati. Si sono susseguiti 150 convegni con oltre 550 relatori italiani e internazionali; allestite 13 mostre e messi in scena 17 spettacoli. All’ingresso ovest, 9.000 metri quadrati a disposizione dei giovani. Si chiama «Villaggio Ragazzi Yoga», con un programma fittissimo: 240 eventi, tra mostre, incontri, spettacoli e laboratori. Un altro punto strategico, l’Enel Sport Village (13mila metri quadrati), con le collaborazioni di Centro Sportivo Italiano, Cdo Sport e RBR Rinascita Basket Rimini. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’apporto dei 3.000 volontari, giunti dall’Italia e dal mondo. Persone di varie età, che allestiscono, coordinano, gestiscono la ristorazione, gli information point e poi smontano. Per alcuni di loro è stato anche un modo per vincere la timidezza, come ci ha raccontato una delle guide della mostra dedicata a San Francesco. Tra i momenti più toccanti, le testimonianze delle madri: Diane Foley, madre del giornalista americano James W. Foley, rapito in Siria nel 2012 e ucciso due anni dopo dall’Isis. Il suo racconto ha permesso una riflessione sul valore della memoria e del giornalismo libero. E poi Eliana Kaminka, israeliana, che ha perso il figlio Yannai, soldato, nell’assalto del 7 ottobre 2023, in dialogo con Layla al-Sheik, musulmana, di Betlemme. Anche lei ha perso il figlio Qusay, nella seconda Intifada. Da loro l’appello alla pace nella loro terra.
© 2025 Romina Gobbo
pubblicato sul Giornale di Brescia – primo Piano – giovedì 28 agosto 2025 – pag. 3


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