In un Paese del Veneto, per la festa dell’Esaltazione della Croce, si ripete ogni cinque anni una sacra rappresentazione kolossal della Passione di Cristo, con il coinvolgimento di gran parte degli abitanti
«Sono stato un chierichetto, un apostolo, san Giuseppe, ho portato l’Arca dell’Alleanza, e molto altro. Ho amato ogni parte che negli anni mi è stata assegnata, perché per me è un mettermi al servizio. È bello essere parte di una storia che continua». Baldassarre Zanchetta, 62 anni, quest’anno interpreta il sacerdote della parabola del buon samaritano. Assieme alla moglie Chiara, tra le pie donne, è uno dei figuranti delle Feste Quinquennali del Divin Crocifisso di Pove del Grappa (Treviso), tra le manifestazioni in costume più significative del Veneto. Le “Feste del Cristo” (come sono anche conosciute), che da oltre due secoli impegnano questa piccola comunità che vive alle pendici del Monte Grappa, ritornano dal 4 al 15 settembre, con il motto “La storia cammina con noi”.
Tutto ruota attorno al crocifisso in legno d’ulivo custodito nella chiesa parrocchiale, la cui prima traccia storica è del 1519. Narra la leggenda che sia stato scolpito in una sola notte da un pellegrino – forse boemo o forse austriaco – che qui sostò, mentre era in cammino giubilare verso Roma. Il Divin Crocifisso, fresco di restauro, è ancora una volta il protagonista delle due grandi processioni che si svolgono i pomeriggi delle domeniche 7 (il percorso di un paio d’ore si snoderà nella parte nord del paese) e 14 (sarà interessata la parte sud); ad accompagnarlo per le vie circa 600 figuranti in costume, che metteranno in scena episodi del Vecchio e Nuovo Testamento. Il 12, alle 21, a Parco delle Rose andrà in scena la rappresentazione vivente della Passione e Resurrezione di Cristo (unico evento a pagamento). Ma sono in programma anche la via Crucis animata dai giovani di Azione cattolica, quadri biblici viventi, mostre, concerti; il tutto si svolge in un paese completamente “vestito a festa”, con archi decorativi e luminarie.
La mobilitazione del paese è totale e l’entusiasmo è alle stelle. Anche perché la manifestazione ritorna dopo la pausa forzata del 2020 dovuta al Covid. «In questi dieci anni la popolazione è un po’ cambiata. Sono arrivate nuove famiglie – spiega Patrizia Campagnolo, presidente del Comitato organizzatore, formato dai capi contrada -. Pertanto, abbiamo fatto anche delle iniziative preparatorie perché molti di loro non conoscevano questa tradizione». Tradizione che invece è ben radicata nelle famiglie autoctone, tutte coinvolte a vario titolo, ma anche negli emigranti, che tornano apposta, così come i religiosi che rientrano dalle terre di missione. Figuranti, ma non solo. «Le mie ferie le ho passate in contrada a issare pali», dice Zanchetta. «Nonno ha sempre fatto il soldato, ma anche il falegname che preparava le croci e le posizionava. Zio realizzava le calzature». Inevitabile per Riccardo Cunial, 29 anni, prendere parte fin da piccolo alla manifestazione. Quest’anno sarà Gesù. «È per me un onore, un motivo di orgoglio, ma sento anche una grande responsabilità. Anche perché non sarà facile. Dovrò percorrere due chilometri e mezzo con la croce sulle spalle, e cadere per tre volte. Sono emozionato, ma anche un po’ teso. Però sono sostenuto dalla fede, che mi aiuterà a rendere la parte più realistica». E poi ci sono parrucchieri, estetiste e costumiste. «Bravissime le signore che devono cucire gli abiti d’epoca, adattandoli alle varie corporature – dice Stefano Longo, presidente della Commissione interpreti, incaricata di trovare i figuranti -. Lo scorso settembre, abbiamo cominciato a sollecitare le candidature, interessando le 1.203 famiglie del paese. Hanno aderito 519 persone. Quindi, sulla base di semplici criteri fisici – altezza, età, colore dei capelli, tipologia del viso, numero di scarpe… – abbiamo assegnato le parti. È lì che comincia il lavoro delle costumiste». Nessun vincolo di età. Tutti possono partecipare: ci sono bambini che non hanno neppure un anno, e poi c’è Anna, profetessa, che di anni ne ha 92, ed è alla sua trentesima performance. «Cerchiamo di non assegnare mai la stessa parte alla stessa persona e di alternare: chi è stato tra il popolo nell’edizione precedente, nella successiva farà una parte singola – continua Longo -. Molti uomini si sono lasciati crescere barba e capelli per calarsi meglio nel ruolo storico. Tutte le parti sono ugualmente importanti, ma ci sono personaggi che hanno una maggior teatralità, come i lebbrosi che camminano a fatica e si reggono sui bastoni, oppure Gesù che dovrà camminare curvo sotto il peso della croce. È un Gesù flagellato, con la corona di spine, inevitabilmente è il personaggio che suscita più empatia. La nostra Commissione si occupa anche di controllare gli accessori; tutto dev’essere perfetto: i bastoni per i lebbrosi, gli attrezzi da falegname di san Giuseppe, lance, elmi, spade e scudi per i soldati romani, e così via».
Si attendono almeno quindicimila persone, per una manifestazione che si apre con i migliori auspici. «Il 6 agosto, siamo stati ricevuti da papa Leone – racconta Patrizia Campagnolo -. Con la nostra delegazione c’era anche il sindaco Francesco Dalmonte che, con l’Amministrazione comunale, ci è molto di supporto. Il Santo Padre ha benedetto la fiaccola con la quale, il 6 settembre, accenderemo il tripode che darà il via alle Feste, e arderà per tutta la durata della manifestazione, a simboleggiare il nostro anelito alla pace. L’accensione sarà seguita dalla messa solenne celebrata dal vescovo Claudio Cipolla».
Chi interpreta Gesù dev’essere celibe. Gesù Bambino è l’ultimo bimbo nato nel paese. San Giovannino è il penultimo nato. Gli sposi di Cana sono l’ultima coppia che si è sposata. A portare a spalle il crocifisso sono i ragazzi che nell’anno della festa compiono 18 anni. Gli amici di Gesù, sono i ragazzini che hanno ricevuto la prima comunione quest’anno. Poche regole che arrivano dalla tradizione, la maggior pertinenza possibile al Testo biblico, grazie all’apporto del parroco, don Dario Marchioretto, coadiuvato da don Alberto Arzenton, il resto è creatività.
© 2025 Testo e foto di Romina Gobbo
pubblicato su Credere – domenica 21 settembre 2025 – pagg. 42, 43, 44, 45


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