Negli scatti di Beato il cuore antico dell’Egitto

Tra ‘800 e ‘900 è stato un pioniere del reportage nell’area mediterranea. Una mostra a Venezia, dedicata al paesaggio archeologico e naturale tra Nilo e Nubia, espone immagini ritrovate nel 2021

Reportage di guerra, fotografia documentaria, immagini di viaggi in Oriente e nei Paesi bagnati dal Mediterraneo: tutto questo si trova nella mostra che Venezia dedica al proprio concittadino, il fotografo Antonio Beato (1835-1906), tra i primi fotografi europei a stabilirsi perennemente in Medio Oriente. «La ricerca che ha portato a questa mostra ha avuto inizio nel 2021, a partire da un gruppo di cinquanta fotografie di Antonio, ritrovate in due album conservati presso gli archivi della Fondazione Musei Civici di Venezia – spiega uno dei curatori, Marco Ferrari -. Queste fotografie costituiscono il nucleo centrale dell’esposizione, arricchita da prestiti provenienti da altre quattordici istituzioni nazionali e internazionali. Per offrire una panoramica storica più ampia, la mostra presenta in totale quasi un centinaio di scatti – oltre che dei fratelli Antonio e Felice Beato, e di James Robertson – anche di rinomati fotografi del XIX e XX secolo, tra cui Pascal Sébah, Félix Bonfils, Roger Fenton, Lee Miller, Mariano Fortuny, Denis Dailleux, Bryony Dunne, Paul Geday, Anthony Hamboussi».

L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 12 gennaio 2026, parte dalle fotografie realizzate a seguito dell’incontro dei fratelli Beato con il futuro cognato, il fotografo e incisore britannico James Robertson, a Costantinopoli, in Turchia, nei primi anni Cinquanta dell’Ottocento. Non poteva esserci luogo più adatto a ospitarla del Fortuny (sestiere di San Marco), il palazzo di Mariano, intellettuale, fotografo, eclettico artista nel campo dei velluti, fortemente influenzato nelle sue creazioni dai suoi viaggi, soprattutto dal viaggio in Egitto nel 1938 con la moglie Henriette Nigrin. E proprio l’Egitto è il protagonista della mostra. È la sezione più estesa, e copre un arco temporale che va dal 1860 al 1905. Le foto – che catturano paesaggi, architetture e siti archeologici – sono accompagnate da alcuni disegni, in un ideale percorso che, dal Cairo, risale il Nilo fino alla Nubia. Ci mostrano quegli antichi monumenti non come oggetti architettonici ideali e isolati, ma come parte del territorio che li accoglie. Lo straordinario archivio fotografico di Antonio Beato sulle grandi vestigia dell’antico Egitto, divenne molto utile anche agli archeologi coevi; era, infatti, quello un periodo storico in cui l’egittologia si stava costituendo come disciplina scientifica. Le immagini di Antonio, inoltre, raccolte in album pregiati o come singole stampe, entrarono nelle collezioni dell’élite europea, contribuendo a costruire un immaginario visivo di un mondo allora pressoché sconosciuto all’Occidente.

La sezione “Il Mediterraneo” è dedicata ai viaggi che i fratelli Beato e James Robertson intraprendono tra il 1854 e il 1857, da Costantinopoli fino alla Grecia, Malta, la Terra Santa e il Cairo. La sezione “Le guerre” accoglie le fotografie che, assieme o separatamente, i Beato realizzano tra il 1855 e il 1859 per documentare i conflitti in Crimea e nel nord dell’India: scatti crudi che suscitano sensazioni contrastanti di seduzione e repulsione. La quarta e ultima sezione, intitolata “Dopo Beato”, riflette sulle progressive mutazioni del medium fotografico accogliendo le opere di alcuni autori contemporanei. La mostra termina con una video-intervista a Italo Zannier, nella quale il noto storico della fotografia, tra i primissimi studiosi dei fratelli Beato, ne rivisita il lavoro e offre una vivida testimonianza della loro vita.

© 2025 Romina Gobbo 

pubblicato su Avvenire – Agorà – domenica 28 dicembre 2025 – pag. 20

Lascia un commento