Mille modi per raccontare Mid’ne – A thousand ways to tell Mid’ne

Ci sono temi, ricerche geografiche e storiche, documenti, riflessioni, testimonianze, poesie, rappresentazioni teatrali, favole, dvd, cd musicali, disegni, foto, giochi, una canzone, le tipiche maschere, una grande Africa di polistirolo e perfino un enorme telo in cotone con scene dell’incontro tra Vittorio Bicego e le popolazioni della Guinea Bissau. Sono una quarantina gli elaborati, realizzati con materiale vario e grande abilità, pervenuti al “Gruppo d’appoggio a Vittorio Bicego”, organizzatore del premio dedicato al missionario laico, “testimone di solidarietà fra i popoli”, patrocinato dal Comune di Valdagno.

Gli studenti delle scuole elementari, medie e superiori della Vallata dell’Agno hanno aderito con un entusiasmo superiore a ogni aspettativa, realizzando lavori splendidi, tanto da rendere difficle la scelta della giuria. Alla fine è stato deciso di diminuire un po’ l’ammontare di ciascun premio per aumentare il numero dei vincitori (sette premi alle scuole elementari; nove alle secondarie). «I lavori che abbiamo considerato meritevoli di un premio, mettono in primo piano, più di altri, la figura di Vittorio Bicego – spiega Maria Giovanna Visnà, della giuria -. Ne fanno risaltare l’umanità, l’umiltà e il coraggio. Sullo sfondo, l’Africa con i suoi problemi. Abbiamo considerato i lavori il cui messaggio era chiaro e raggiungeva immediatamente il cuore».

I premi, coperti in toto dalla sponsorizzazione della Cassa Rurale e Artigiana di Brendola Credito Cooperativo, consistono in buoni del commercio equo e solidale, da spendere per l’acquisto di tè, caffè, marmellate e quant’altro, nelle botteghe del circuito “Canalete”. Agli insegnanti sarà anche consegnata una dotazione di libri relativi al Sud del mondo, che andranno ad arricchire le biblioteche scolastiche. A tutti i partecipanti sarà consegnata un’immagine di Vittorio con un bambino africano.

Le premiazioni si svolgeranno a Valdagno in due mattinate diverse: i ragazzi delle elementari saranno protagonisti sabato 10 maggio, alle 10, presso la Direzione didattica del primo circolo, nella scuola “Manzoni” (via Lungoagno 17), nell’aula magna che due anni fa i dirigenti scolastici hanno intitolato proprio a Vittorio Bicego e che, nell’occasione, sarà arricchita da una sua grande fotografia. Coordinerà i vari momenti Paola Rausse. L’appuntamento per i ragazzi delle medie e delle superiori sarà, invece, sabato 17 maggio, sempre alle 10, nell’aula “Soster” di Palazzo Festari, con la presentazione da parte dello storico Giorgio Trivelli. Interverranno alle manifestazioni il sindaco Alberto Neri, l’assessore all’Istruzione Sandro Marchesini, l’assessore Guido Novella, coordinatore della Commissione per la cooperazione internazionale della Città di Valdagno, l’assessore alle Politiche giovanili Cristina Benetti, il parroco di San Clemente monsignor Gianfranco Cavallon, i dirigenti scolastici, i rappresentanti dei Consigli d’Istituto e, naturalmente, studenti e insegnanti. A fungere da trade union fra i due eventi sarà la mostra di tutti gli elaborati, che sarà allestita già il 10 nel salone d’ingresso della “Manzoni”, e rimarrà visitabile fino al 21 maggio. Entrambe le giornate saranno “addolcite” dal rifnresco curato dai ragazzi della scuola alberghiera “Artusi” di Recoaro, che proporranno biscotti agli anacardi (provenienti dalle piantagioni realizzate da Bicego in Guinea), e “rinfrescate” dalle bibite offerte da “Canalete”.

Il concorso ha avuto un prologo negli incontri tra gli amici di Vittorio e gli studenti delle scuole partecipanti. «Siamo stati in una settantina di classi – dice Florindo Morsolin -. Abbiamo incontrato 1.300 ragazzi, percorrendo la vallata da Valdagno ad Arzignano, da Altissimo a Recoaro, a Piane. Abbiamo raccontato loro di Vittorio e del suo impegno, abbiamo mostrato il suo lavoro proiettando un filmato, e poi abbiamo parlato di cooperazione internazionale, di rapporto Nord-Sud del mondo, dei problemi dell’Africa: le difficoltà di accesso all’acqua potabile, l’analfabetismo, la sanità pubblica inesistente, la corruzione dei governi». «Abbiamo anche spiegato – interviene Sergio Dal Medico, a scuola compagno di banco di Vittorio, alla “Marzotto” collega d’ufficio, e oggi “veterano” della Guinea Bissau – l’importanza di acquisire prodotti dell’equo solidale, e di dare impulso alle adozioni a distanza, appoggiandosi magari ai concittadini padre Vincenzo Brunelli, salesiano, che opera a Cochabamba in Bolivia, e padre Antonio Guiotto, saveriano, da trent’anni missionario nella martoriata Sierra Leone». Agli incontri hanno partecipato anche i giovani sposi Fabio e Maria Chiara Milan, da due anni impegnati a Santiago del Cile tra i bambini di strada.

Dopo la pubblicazione del libro “Lettere dall’Africa”, l’allestimento del secondo dvd e, domenica 27 gennaio 2008, la dedicazione della piazza di Castelvecchio, il concorso chiude le manifestazioni in ricordo della figura e delle opere di Vittorio Bicego nel decennale della morte, avvenuta il 23 gennaio 1998.

 

Due elaborati delle scuole partecipanti al concorso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IN GUINEA BISSAU TUTTO PARLA DEL NOSTRO “TESTIMONE DI SOLIDARIETA’ FRA I POPOLI”

Un viaggio in Africa spesso ti cambia la vita. Perché il Continente nero non ammette mezze misure: o l’odio, o l’amore, dipende se ci si fa abbattere dai disagi – che ci sono -, o se si lasciano prevalere le emozioni, forti, impagabili, come in nessun’altra parte del mondo. Quando l’Africa ti prende, hai bisogno di tornare, come dell’aria per respirare. Una, due, più volte, anche per sempre. È successo così a Vittorio Bicego, nato a Castelvecchio di Valdagno nel 1942, decimo di quattordici figli, impiegato alla “Marzotto”. Le ferie in Guinea Bissau nella missione francescana del cugino padre Ernesto Bicego. La volgia di rendersi utile. L’aspettativa dal lavoro. È il 1979. Vittorio ha 37 anni quando decide di partire, incoraggiato dal vescovo di Bissau, il veronese monsignor Settimio Ferrazzetta. Va là «per fare qualcosa»: sarà medico, falegname, contadino, muratore, pescatore, insegnante… padre di ogni bambino orfano. Ma Vittorio è prima di tutto un uomo; la scelta di lasciare patria e famiglia è stata dolorosa, e la nuova vita è faticosa. “L’impatto con l’Africa è sempre molto duro, contrastante, crudele, traumatico – scrive nelle sue lettere, oggi diventate un libro, edito dall’associazione veronese Rete Guinea Bissau onlus -. Il clima molto umido ti procura delle difficoltà: tossi, bronchiti, mal di gola, trasudazione e, di conseguenza, una sete pazzesca”.

Operai al lavoro nella fabbrica di anacardi

Ma, nonostante tutto, Vittorio non può restare sordo al grido della popolazione guineiana, i più poveri tra i poveri. “Le condizioni di vita degli indigeni ti traumatizzano: bambini che muoiono per malnutrizione o malattie, nell’indifferenza perfino dei loro genitori; anziani divorati dagli insetti prima di morire; donne che muoiono di fatica; persone schiave delle loro paure religiose”. Si chiede Vittorio: “Cosa puoi fare qui, tu, uomo bianco?”. Alla domanda egli ha risposto con l’impegno di una vita. Un uomo bianco può avviare diverse missioni – Bula e Binar (1980), Tite (1981), Bolama (1982), Ingorè (1983), Bedanda (1984), Santa Chiara (1989) – in un Paese dove il 58% della popolazione è animista e il 35% musulmana. Un uomo ianco può suturare, vaccinare, far partorire, là dove la medicina si confonde con la stregoneria. Può costruire abitazioni, scuole e chiese. Un uomo bianco può disboscare e dissodare un pezzo di savana per trasformarla nella florida azienda agricola di San Francesco della Foresta. Perché la popolazione deve rendersi indipendente dagli aiuti all’estero. “Il problema della fame va risolto qui”. Mid’ne (in creolo, colui che soffre per gli altri), come lo hanno battezzato gli indigeni, assolda tutti, anche i bambini piccoli, “bravissimi nella lotta contro gli uccelli e le scimmie”. Si piantano riso, anacardi (cajou), agrumi, papaia, ananas. Vittorio è anche “nutrizionista”, e il pesce entra a far parte della dieta della gente. Dove c’erano savana e foresta, c’è un’oasi che, nel novembre 1989, viene visitata anche dal presidente della Guinea, Nino Biera, e San Francesco finisce nel telegiornale locale. La produzione è un miracolo: cinquanta tonnellate di riso, cinquantamila ananas. Un uomo bianco può anche dare un futuro ai ragazzi del luogo, mandandoli a studiare in Italia. Perché San Francesco ha un senso se gestita dagli africani. Aveva tanti progetti in mente Vittorio: coltivazioni di fiori tropicali, una fabbrica di succhi di frutta… Non ce l’ha fatta a realizzarli tutti perché un herpes malarico cerebrale, una forma di malaria che non perdona, se l’è portato via a cinquantacinque anni. Ma le sue attività continuano con il sostegno della famiglia, di Rete Guinea Bissau onlus, dei suoi amici ed ex colleghi, oggi impegnati a raccogliere trantacinquemila euro per sistemare, ampliare e dotare di un pozzo la scuola di San Francesco. Ma anche grazie alla preziosa opera dei suoi “figli”, come Mamasamba, direttore dell’azienda agricola guineiana, dove funziona la fabbrica di anacardi: una trentina di dipendenti ai quali, nei mesi della raccolta, si aggiungono circa duecento stagionali. Lo scorso anno è arrivato in Italia un container con centoventi quintali di anacardi tostati da immettere sul mercato europeo attraverso le botteghe del commercio equo e solidale. Una nota azienda dolciaria di Cologna Veneta li ha utilizzati per il mandorlato. Un suggerimento: usate i cajou nel pesto alla genovese al posto dei pinoli. Una delizia.

© 2008 Romina Gobbo

pubblicato su La Voce dei Berici – Agno – Chiampo – domenica 11 maggio 2008 – pag. 18

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