Si chiama binge drinking e viene dall’Inghilterra. È la bevuta compulsiva del sabato sera, che va alla grande tra i nostri giovani. Uno, dure, tre… bicchieri di vino, e poi birra, superalcolici e quant’altro. Un cocktail micidiale, da “trangugiare” a canna, in una sorta di bulimia compulsiva, che fa bere smodatamente, fino ad arrivare al vomito, e poi ricominciare. Non hanno consapevolezza dei rischi. L’alcol per i ragazzi provoca uno stato di benessere, non importa se effimero. «Mio figlio? Meglio che beva piuttosto che si droghi», si sente dire da qualche genitori. Lo sanno bene all’Ulss 6 di Vicenza, il cui Dipartimento per le dipendenze – Gruppo Alcologia, da ormai sette anni ad aprile promuove la campagna di prevenzione “- alcol, + gusto”, rivolta alle famiglie e alle scuole. L’allarme riguarda l’età dei consumatori. Nel Vicentino la media della prima ubriacatura si attesta sui tredici anni. E la novità è che non riguarda solo i maschi. Anche le ragazze vogliono essere trasgressive, poter abbassare i freni inibitori, sentirsi socialmente accettate, insomma essere “iniziate al mondo degli adulti”. Ciò che non sanno è di essere più vulnerabili dei maschi agli effetti negativi dell’alcol, a causa di una ridotta capacità dell’organismo femminile di metabolizzarlo. Così, a parità di consumo, il livello nel sangue risulta più elevato. Pocco più di un bicchiere e il limite massimo per mettersi alla guida stabilito dal Codice della strada – 0,5 grammi per litro – è superato. Alle ragazze ricordo che il bere apporta più calorie di una barretta di cioccolato, un gelato o un sacchetto di patatine. Per smaltire due bicchieri di birra, servono 50 minuti di camminata e 30 minuti di nuoto, o 35 di ballo, o 32 di aerobica. Ma è proprio necessaria tutta questa fatica?
© 2009 Romina Gobbo
pubblicato su Corriere Vicentino – anno X – n. 4 – Aprile 2009