Dubito ergo sum

Sì/no: c’è un filo spttiòe che lega tutte le questioni che rientrano sotto il cappello della cosiddetta bioetica. E’ quello della certezza. La certezza di chi dice sì e la certezza di chi dice no. Entrambe le parti sono convinte di essere depositarie di verità assoluta. Eutanasia? Sì/no. Aborto? Sì/no. E oggi, Ru486? Sì/no. Mai un forse, mai un se, mai un ma. Possibile che non si possa mai dirsi incerti, dubbiosi? Il radicamento delle posizioni impedisce il dialogo, ma soprattutto non fa luce su questioni complessissime. Il risultato è un nulla di fatto. Si sente dire che la pillola rende l’aborto “più facile”. Ma chi l’ha detto che un aborto è facile? La pillola ha parecchi effetti collaterali. Non è un’aspirina. E’ la donna che vive questi effetti collaterali, tutti su di sé, sul corpo e nella psiche. La sofferenza individuale non è quantificabile dall’esterno, neppure dai “guru” delle questioni bioetiche. Ma la legge 194 esiste. Si può essere d’accordo, oppure no. Se non si è d’accordo, bisogna lavorare per far cambiare la legge. Ru486: il “male minore?” Dal tavolo della mammana all’intervento chirurgico, e oggi alla pastiglia: forse quest’ultima lascia meno segni sul fisico, ma in termini di angoscia, cos’è “minore”? Tra “l’utero è mio e li gestisco io” e il no assoluto a tutto, c’è una gamma di emozioni, sensazioni, sentimenti di dolore, rabbia, costrizione, di cui nessuno tiene contro, perché, in fondo in fondo, rimane ancora una “questione femminile”. Il resto è accademia.

© 2009 Romina Gobbo 
pubblicato su Corriere Vicentino – anno X – n. 9 – Settembre 2009

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