Un luglio di sangue. Katerina, Chiara, Nikulita, Eleonora, Anna Maria, Debora, Maria, Simona… Ammazzate per un approccio rifiutato o una seprazione mai accettata. Poi, però, si sono spenti i riflettori. Quasi che il problema non esistesse più. Invece, non bisogna abbassare la guardia, anche perché il carnefice è spesso più vicino di quanto si possa immaginare. La teoria che va per la maggiore dice che l’uomo non riesce a metabolizzare l’idea dell’abbandono. La sua mano non è armata dell’amore per sempre, ma del dominio per sempre. E quindi uccide. Nel febbraio 2009 è stata approvata la legge sullo stalking. In poco più di un anno oltre 7.000 persone sono state denunciate, 1.200 arrestate. Non è servito a molto. Molti degli ultimi assassini erano già stati segnalati, se non addirittura imputati per altre violenze, altri omicidi. Il che la dice lunga. E senza arrivare all’epilogo tragico, le donne vittime in vario modo dell’ossessione maschile (continue telefonate, sms, mail, appostamenti, pedinamenti…), manifestano incubi, allucinazioni, ansia, stati di panico, depressione. Chi ripaga tutto questo? Perché la denuncia di Paola, inoltrata nel 2007, non sortiva effetti? Era stata smarrita. Nessuna indagine, nulla. Il fascicolo non è stato archiviato, le indagini sono rimaste ferme. Maria è perseguitata da tempoda un uomo che la ha anche minacciata di morte davanti a testimoni. La perizia psichiatrica dice che ha un disturbo schizofrenico, perciò non è imputabile. E storie come queste si ripetono. Storie di burocrazia, un cavillo, una dimenticanza, fascicoli che si perdono… Le donne muoiono. La giustizia langue.
© 2010 Romina Gobbo
pubblicato su Corriere Vicentino – anno XI – n. 9 – Settembre 2010