Natale 2010. Le Chiese sorte per tutelare il mistero dell’Incarnazione

Un viaggio nella Terra del Santo è prima di tutto un’esperienza devozionale. Si incontrano infatti pochi turisti e molti pellegrini. Ma è anche un’esperienza totalizzante. Perché si vedono i luoghi dove Gesù è nato, ha vissuto, ha sofferto, è morto e risorto. Guardiamo con i nostri occhi quello che lui ha guardato. E poi si cammina sulla sua stessa terra, si percorrono le sue strade, si naviga sulle stesse acque. E’ immergersi in un passato più presente che mai. Il Luogo santo restituisce la fisicità di Gesù. Egli non è invenzione filosofica o letteraria, Egli è vissuto in questi Luoghi. A pochi giorni dal Natale, ricordare i Luoghi della Natività, è un modo per capire in profondità il mistero dell’Incarnazione.

Un piccolissimo villaggio adagiato su uno sperone di collina: questo era Nazareth al tempo di Gesù. Da lì tutto è cominciato. Maria, una fanciulla di non più di quindici anni, ricevette l’annuncio che cambiò la storia. Ella era alla sorgente, dove ogni giorno si recava a prendere l’acqua. Oggi la “fontana della Vergine” è conservata da una cripta medievale, e sopra è sorta la chiesa ortodossa di san Gabriele. Ma è dopo che Maria torna a casa che il messaggio dell’angelo si fa più chiaro. Dio la chiama a divenire il luogo, nel suo cuore e nel suo corpo, dove inserirsi fisicamente nel mondo come Salvatore, uomo Dio in Cristo Gesù. “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo”. Nella sua casa maria dice sì. “Ecco, io sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. È sorta lì la Basilica dell’Annunciazione, imponente, architettonicamente ricca e articolata. Inaugurata nel 1969, progettata dall’architetto Giovanni Muzio, racchiude in sé il luogo dell’Incarnazione, la grotta dell’Annunciazione, il luogo dove Dio si è inchinato verso l’umanità ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Quell’umile grotta oggi conserva Cristo vivo nel tabernacolo. All’epoca le case erano grotte naturali, scavate nella roccia viva, rifinite sul davanti con pergolati e cortiletti; all’interno, piccoli silos sotterranei, collegati con scalette e cunicoli, per il deposito delle derrate. Dall’altro lato del villaggio, dove c’era la casa di san Giuseppe, oggi c’è la chiesa a lui dedicata, detta anche “della nutrizione”: una grotta dove Gesù ha vissuto con Maria e Giuseppe per trent’anni, prima della sua vita pubblica. “Gloria a Dio e pace agli uomini”: è tutta racchiusa qui l’importanza di Betlemme, a 777 metri sul livello del mare.

Un presepio di luci tremolanti sulla cresta di un colle. Gesù nasce qui, dove Maria e Giuseppe erano venuti per il censimento. Gesù, nell’anno 6 avanti la nostra era cristiana, nasce in una grotta, che è ancora lì, venerata da secoli, comprovata da una lunga documentazione storico-archeologica, che risale a san Giustino, martire a metà del secondo secolo d.C. Giustiniano nel 531 costruì una grande e sontuosa chiesa, che è ancora quella di oggi, risparmiata per miracolo da Cosroe II nel 614, perché vi trovò disegnati i Magi con abiti persiani. Oggi la chiesa della Natività è costituita dalla combinazione di due chiese e una cripta, la Grotta della Natività. Al centro di una piccola abside sta una stella d’argento: secondo la tradizione è il punto in cui nacque Gesù. Vi è incisa, in latino, la frase Qui dalla Vergine Maria è nato Cristo Gesù. La proprietà di questa parte della grotta, così come del resto della basilica (a parte uno spazio riservato alla Chiesa apostolica armena) è della Chiesa greco-ortodossa. Poco lontano dalla stella, sta il piccolo altare della “mangiatoia”, che appartiene, invece, ai padri francescani, custodi della Terra Santa. Sopra al complesso, c’è la chiesa di Santa Caterina di Alessandria, dove si conserva la statua del Bambin Gesù, che la notte di Natale viene portata in processione. Sempre a Betlemme c’è la “grotta del Latte”, dove la Sacra Famiglia si rifugiò per qualche mese prima della fuga in Egitto. È il luogo dove sono arrivati i Magi a rendere omaggio al Bambino. Maria allattava, un po’ di latte cadde sul pavimento e la grotta divenne bianca come il gesso. Le donne si recano in questo luogo a pregare e sperano che la sacra pietra le aiuti nella ricerca di un figlio. Tanto che la polvere della roccia viene venduta in bustine. In una stanzetta vicina, ci sono le foto dei 1.400 bambini, la cui nascita i genitori attribuiscono a questo miracolo. Alla periferia ovest di Gerusalemme, nel quartiere di Ain Karem, c’è la chiesa della Visitazione. Essa fa riferimento all’episodio della visita di Maria alla cugina Elisabetta, come raccontato dall’evangelista Luca (1,39-45); al termine dell’incontro, la madre di Gesù rispose con la preghiera del Magnificat. Essa è un condensato di 52 citazioni bibliche; significa che Maria coltivava una relazione profonda con la Parola di Dio. Si è fatta abitare dalla Parola ancora prima che questa Parola diventasse carne dentro di Lei.

 

© 2014 Romina Gobbo

da Betlemme

pubblicato su La Voce dei Berici – inserto Natale 2010 – 26 dicembre 2010

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