Lo sviluppo di un popolo inizia dall’abc

Camerun, Loulou, i bambini a scuola (foto di Romina Gobbo)

Camerun, Loulou, i bambini a scuola (foto di Romina Gobbo)

Ci sono bambini che non avranno mai davanti agli occhi un libro sul quale esercitarsi nella lettura. A meno che qualcuno non li faccia loro eprvenire questi libri. C’è tempo fino a fine mese per contribuire al diritto alla lettura che, in questo caso, significa piccoli punti di prestito sul territorio camerunese. L’iniziativa “Nati per leggere in Camerun” vede la biblioteca civica di Valdagno impegnata per i ragazzi di don Maurizio Bolzon, missionario fidei donum della diocesi di Vicenza, da quattro anni parroco di Loulou nel nord del Camerun. «Due anni fa ci siamo collegati al progetto nazionale “Nati per leggere”, che ha l’obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce ai bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni – dice la direttrice della biblioteca Marta Penzo -, promuovendo “Nati per leggere in Guatemala”, e riuscendo a far pervenire al Paese del centro America, un centinaio di libri. Quest’anno ci dedichiamo invece al Camerun, dove opera don Maurizio, originario di Novale».

In che cosa consiste il vostro impegno?

«Come biblioteca, mettiamo a disposizione la nostra professionalità per la scelta dei libri. Si tratta di acquistare libri per bambini, quindi, con poco testo e molte illustrazioni, in lingua frnacese, che è la lingua ufficiale del Camerun. È evidente che, essendo il tasso di analfabetismo molto elevato, questi libri serviranno anche agli adulti. Nei nostri locali, abbiamo messo a disposizione degli utenti, con un’offerta a partire da due euro, testi che ci sono stati donati e che, per vari motivi, non utilizziamo. Il ricavato – siamo a circa 300 euro – servirà ad acquistare i libri per i bimbi camerunesi».

Dopo di che, i testi voleranno verso l’Africa nelle valigie degli amici di don Maurizio, che racconta la situazione socio-culturale del territorio dove opera. «Qui – dice -, la maggior parte della gente è analfabeta e in tutto il territorio (5o km di diametro) non c’è una sola donna che sappia scrivere in francese. Non ci sono vie di comunicazione significative e questo ha fatto sì che la gente – di etnia per lo più guiziga e mofu (il popolo delle montagne) – non abbia avuto molti contatti con l’esterno. A questo è dovuto il notevole ritardo culturale e di sviluppo. Ma ciò che balza subito all’occhio è il livello infimo di istruzione scolastica. Anche se in questi ultimi due, tre anni, c’è stato uno sforzo notevole da parte dei genitori per mandare i figli a scuola, a tutt’oggi solo una piccola percentuale frequenta le elementari. La maggior parte dei bambini lavora i campi o pascola le capre. Le scuole pubbliche non funzionano e le poche che esistono sono edifici fatiscenti. Lo Stato paga un unico insegnante; per il resto, sono i genitori ad assumersi l’onere di pagare un giovane del villaggio, affinché faccia da maestro. Di solito è un giovane che ha iniziato le superiori, ma non le ha mai finite o per mancanza di soldi oppure perché proprio non ce la faceva. Immaginatevi cosa può nascere di buono, tenendo anche conto che parliamo di classi che vanno dai 60 ai 100 studenti! Quando sono arrivato qui, avrei voluto intervenire, avrei desiderato “intromettermi”, dire la mia, per cercare di spingere verso un qualche miglioramento, ma i vari direttori sono stati piuttosto chiari in proposito: niente interferenze!». A don Maurizio è stato subito chiaro che non c’era altra strada se non quella della scuola privata. «All’inizio, mi chiedevo come sarebbe stata accolta l’idea di una scuola privata cattolica, ma ogni titubanza è caduta quando ho visto che i primi e più grandi sostenitori del progetto sono stati i musulmani, gli animisti e i protestanti…».

Nella scuola di don Maurizio, 63 bambini hanno già terminato la prima elementare. «È un ottimo risultato, se pensiamo che loro, non solo devono imparare a leggere e scrivere, ma anche devono farlo in una nuova lingua, il francese appunto. Le elementari in Camerun durano sei anni; l’obiettivo è, nel giro di sei anni, avere il ciclo elementare completo».

© 2011 Testo e foto di Romina Gobbo 

pubblicato su La Voce dei Berici – domenica 18 dicembre 2011

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