
Uno dei calendari realizzati annualmente da Gabriele Scotolati
Se c’è o ci fa, non è dato sapere. Fatto sta che Gabriele Scotolati – all’anagrafe Gabriele Padoan – sta sulla piazza vicentina da un bel po’ di anni. Almeno 25, per quanto riguarda la produzione di calendari, ma ancor prima come imbrattatore di muri. E sì, perché questo artista dall’età indefinita, che scrive e dipinge, ha iniziato con i manifesti, appendendoli senza regolare affrancatura, durante raid notturni, in giro per la città (per un totale di 11 milioni di lire di multe, «mai pagate», tiene a sottolineare), con notizie doverosamente false, ma di grande ironia. Travisato ad hoc, (da vigile, da cavaliere settecentesco veneziano con gondola a ruote, da prete ortodosso, da giudice…), Scotolati, che di cognome in realtà fa Padoan, non ha mai risparmiato al governo vicentino di turno, il suo pensiero: «Certe scritte murali erano per me un’esaltazione autoesilarante nei confronti di una città chiusa e diffidente». Poi sono venute le cartoline disegnate con gli scorci di Vicenza, così come i biglietti augurali stagionali, fino ai Quaderni dello Scotolati, di contenuto umoristico. Mai banale, sempre con grande intelligenza e creatività, Scotolati ha raccontato un pezzo di storia vicentina, denunciandone i difetti ed esaltandone i pregi. Il tutto, come dice lui, in “più di vent’anni di abusi linguistici”. Il popolo dei suoi estimatori ogni fine anno aspetta il calendario, che per il 2012 ricorda l’alluvione. Si chiama Vicenzone e pesa mezzo chilo, grazie a 156 disegni corredati da altrettante didascalie sagaci. Contiene luoghi d’acqua e luoghi inondati, scorci di Vicenza e della provincia, monumenti, ville, piazze e chiese. Il tutto con il tratto inconfondibile dello Scotolati doc. Così, della “città sott’acqua che frana… Che cosa rimarrà? Vicenza pontana, la città sommersa pallacquadiana”.
Molta produzione è raccolta nelle Memorie di Scotolati che, da quando si è imborghesito, lavora pure su commissione, e viene pagato. Finiti i tempi di quando – raccontava – dormiva negli angoli reconditi della città, in alloggi di fortuna, o in appartamenti prestati, oggi dalle ultime notizie si sa che vive in albergo. Negli anni ’90 girava l’Italia in scooter, non so se ormai si sia convertito all’auto. Tutte le sere lo aspettavamo a Marostica dove, nell’ambito di un programma radiotelevisivo che conducevamo, faceva in estemporanea la caricatura dell’ospite. Ma, ogni sera, era una sorpresa, e noi, divertiti, ma qualche volta, spazientiti, sempre a sperare che arrivasse in tempo, perché il pubblico si era abituato a quel quotidiano tratto irriverente. Ma spesso “bidonava”. Poteva essere ovunque, col motorino in panne, in uno spazio geografico, che va dalla Sila a Courmayer, da Cagliari a Pordenone, o bloccato sul massiccio della Maiella. E io, se c’è o ci fa, non l’ho ancora capito.
© 2012 Romina Gobbo
pubblicato su La Voce dei Berici – domenica 15 gennaio 2012