Primavera araba, primavera di un cambiamento epocale? O, forse no. Almeno per le donne. Stupri e violenze hanno indotto, l’8 giugno, le egiziane a protestare, con il risultato che sono state… aggredite. Ma la rivolta contro Mubarak non era iniziata, grazie a un post su Facebook di una ragazza? E piazza Tahrir non era il simbolo delle lotte di liberazione? Tutte. E, mentre la Costituzione somala sancisce le quote rosa, quella tunisina fa un passo indietro sul fronte della parità, stabilendo che la donna è “complementare” all’uomo e non più “uguale”. L’articolo 27 – che, per esteso, recita: “lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarità con l’uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all’uomo nello sviluppo della Patria”‘ – è stato approvato dalla Commissione dei diritti e delle libertà, con 8 voti contrari e 12 favorevoli, dei quali 9 provengono dal partito islamista al potere, Ennahda. E pensare che, l’8 marzo scorso, un gruppo di tunisine ed egiziane aveva firmato un appello su sei grandi quotidiani, per “ricordare alla comunità internazionale che le donne hanno gli stessi diritti degli uomini a beneficiare del nuovo vento di libertà e dignità”.
Sul piede di guerra gli attivisti, le associazioni per i diritti umani e le organizzazioni femministe, che in Tunisia hanno una tradizione consolidata; le donne tunisine, infatti, sono state tra le prime nei Paesi arabi, a ottenere il diritto di voto, poco dopo l’indipendenza, nel 1956. Ma, se la donna è complementare al marito – si sono chieste -, che ne è delle single? Farida Laabidi, capo della Commissione per i diritti e le libertà, membro di Ennahda, ha minimizzato su tutta la linea. Per quanto attiene alle single, ha dichiarato che questo gruppo, semplicemente, non è stato considerato nella stesura del testo. La “complementarità” menzionata – ha, poi, affermato – vuole sottolineare che il rapporto tra uomo e donna non si basa sulla “concorrenza”.
In Tunisia, la poligamia è vietata, il matrimonio avviene col consenso della donna e vedere una ragazza in minigonna è comune quanto vederne una velata. Il 71 per cento delle donne è alfabetizzato, una percentuale più alta di qualunque altro Paese nord-africano. Se l’articolo 27 verrà ratificato dal parlamento, è lecito chiedersi quale futuro si prospetta.
© 2012 Romina Gobbo
pubblicato su La Voce dei Berici – domenica 12 agosto 2012