
Foto di gruppo con gli alpini per mons. Pietro Parolin, al centro, tra il parroco di Longa-Schiavon, don Luigi Chemello, e il sindaco Mirella Cogo (ph Romina Gobbo)
«Crescere nella fede e trasformare la vita in un servizio umile e disinteressato, a Dio e agli uomini». Sono questi i cardini della nuova missione da segretario di Stato Vaticano che, per mons. Pietro Parolin, inizierà il 15 ottobre; ma «devono essere anche i cardini della vita di ogni uomo». Lo ha detto, domenica 6 ottobre, alla messa delle 10 (in occasione dell’apertura dell’anno catechistico), a Schiavon, la parrocchia che gli ha dato i natali.
Arriva, saluta, abbraccia i familiari, stringe mani, tutti vogliono parlare con lui, chi lo tira per la manica, un vecchio amico gli dà una pacca sulla spalla, ai bambini fa una carezza. C’è chi l’ha visto nascere e chi è stato alunno di sua mamma. Non si nega a nessuno.
E sono arrivati davvero in tanti per festeggiarlo ed ascoltare le sue parole. Più di settecento persone – tra parenti, amici, conoscenti, colleghi della stampa, ai quali rivolge un saluto particolare – sono riunite sotto il tendone, che prima funge da chiesa per la messa, concelebrata con il parroco, don Luigi Chemello, con il missionario e amico di una vita, don Bernardino Ave, e altri sacerdoti, e poi “viene trasformato” dai volontari del Centro sportivo parrocchiale “S. Isidoro” in luogo aggregativo per il pranzo.
Prima di iniziare la celebrazione, un pensiero per mamma Ada, i fratelli Giovanni e Maria Rosa, in prima fila con le rispettive famiglie, e a papà Luigi, mancato nel 1965. Si è commosso mons. Parolin all’omelia, mentre si affidava alla Madonna di Monte Berico, alla quale è devoto da sempre, da quando proprio a Schiavon muoveva i primi passi al servizio della Chiesa, facendo il chierichetto.
Anche mamma Ada era visibilmente commossa; un po’ agitata, invece, lo è da quando è stata annunciata la nomina del figlio a segretario di Stato. «Sa, Pietro da tanto tempo ricopre incarichi importanti, però finora ha sempre lavorato “dietro le quinte”, adesso, invece, sarà in prima linea, mi preoccupa tutta questa esposizione». Tale madre, tale figlio.
«La missione che papa Francesco mi ha affidato – ha detto mons. Pietro durante l’omelia, più volte interrotta dagli applausi – è così impegnativa che mi fa un po’ tremare. Coloro che esercitano un’autorità, hanno un ruolo ancora maggiore degli altri, il loro servizio è più impegnativo, devono dare l’esempio di saper servire umilmente gli altri, considerando i fratelli come un deposito a loro affidato da Dio». Mons. Pietro, come papa Francesco, insiste sulla necessità di crescere nella fede, che è «come la tenue fiammella di una candela, e può essere minacciata dalle tanti correnti d’aria che circolano, corre il rischio di essere spenta dai venti impetuosi, che si chiamano materialismo, indifferenza, relativismo, freddezza religiosa, prove della vita, che prima o poi passiamo tutti, e spesso sono difficili da accettare. Ma può essere spenta anche da cattivi esempi, da scandali, da comportamenti non corretti». Ma come si fa a far crescere la fede? «Con la piena e incondizionata fiducia in Gesù e l’adesione convinta alla sua proposta di vita».
Una giornata di festa, ma caratterizzata dalla semplicità, «dote che la contraddistingue – ha affermato il sindaco Mirella Cogo, che si è fatta interprete del sentire della comunità -. La festa di oggi lascerà un’impronta indelebile in tutti noi; La porteremo sempre nel cuore, nella certezza che Lei saprà rappresentare al meglio la Chiesa vicentina».
Infatti, Schiavon resta il luogo del cuore, dove mons. Parolin ci tiene a festeggiare le tappe più importanti della sua vita. Quattro anni fa, nel settembre 2009, la celebrazione dopo la nomina a vescovo e nunzio in Venezuela, domenica 6 ottobre, la prima messa dopo la nomina a segretario di Stato. «Ritornare nella terra natale – sottolinea don Luigi Chemello – è sempre un riscoprire le radici e rafforzare un’amicizia che ha dato i primi valori su cui costruire una storia. A casa si impara l’amore, a casa c’è la chiave della speranza del credere nel Gesù che è nei nostri cuori».
A Schiavon, per un primo incontro “bilaterale” è arrivato anche l’arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), mons. Oscar Andréas Rodrìguez Maradiaga, scelto da papa Francesco per coordinare i lavori del “G8 ecclesiastico”.
© 2013 – Romina Gobbo
Pubblicato su La Voce dei Berici – 12 ottobre 2013