Concistoro che premia la fatica dei parroci del Sud del mondo

Sedici nuovi futuri cardinali, appartenenti a 12 nazioni di ogni parte del mondo. La scelta di papa Francesco (annunciata domenica 12 gennaio, ma che sarà ufficializzata il 22 p.v., festa della Cattedra di San Pietro, nell’ambito del Concistoro), dimostra l’importanza che il Papa attribuisce all’avere nella Chiesa sensibilità diverse. Francesco ha voluto porre l’accento sulla porpora come servizio alla gente, non come protagonismo. Infatti, molti dei nuovi cardinali hanno alle spalle lunghe esperienze come parroci.

Che poi la “geografia” cardinalizia si riposizioni premiando il Sud del mondo e ridimensionando l’Europa, è segno dei tempi, in continuità con quello che papa Francesco ha iniziato ad attuare già all’indomani della nomina al soglio pontificio.

Vescovo di Roma, abbigliamento sobrio, croce di ferro e appartamento a Santa Marta, la Focus di seconda mano, la borsa portata da sé e poi le telefonate e l’elemosina ai poveri di Roma. È il linguaggio degli ultimi, quello che i preti del Terzo mondo (i nuovi cardinali di Haiti, Filippine e Cile sono accomunati anche dall’aver vissuto, nei loro Paesi, la terribile esperienza del terremoto) conoscono senz’altro meglio degli alti prelati delle Chiese occidentali.

Qualcuno si meraviglierà di un atteggiamento così poco “istituzionale”, ma in Senegal, il vescovo della diocesi di Kolda, servì, a me giornalista che vedeva per la prima volta, il vassoio con il pranzo. E in Camerun, il vescovo di Maroua-Mokolo, mi accolse per un’intervista praticamente in camera da letto. E a lui, che era stato a Vicenza, già il nostro Vescovado era parso un palazzo reale.

I nuovi porporati Quattro curiali (il segretario di Stato, Pietro Parolin – il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller – il prefetto della Congregazione per il Clero, Beniamino Stella – il segretario generale del Sinodo dei vescovi, Lorenzo Baldisseri) e dodici residenziali, con meno di ottant’anni; un solo porporato residenziale italiano (Gualtiero Bassetto, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve); l’altro europeo è il britannico Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster.

Cinque nuovi cardinali latinoamericani (Mario Aurelio Poli, successore di Bergoglio alla guida della diocesi di Buenos Aires – l’arcivescovo di Santiago del Cile, Ricardo Ezzati Andrello – l’arcivescovo di Rio de Janeiro, Orani João Tempesta – l’arcivescovo di Managua, Leopoldo José Brenes Solórzano – monsignor Chibly Langlois, vescovo di Les Cayes, Haiti), due africani (Burkina Faso, l’arcivescovo di Ouagadougou, Philippe Nakellentuba Ouèdraogo – Costa d’Avorio, l’arcivescovo di Abidjan, Jean Pierre Kutwa), due asiatici (Corea, l’arcivescovo di Seul, Andrew Yeom Soo-jung – Filippine, Orlando Beltran Quevedo, arcivescovo di Cotabato). Un nuovo porporato canadese, Gèrald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Quebec.

Il Papa ha superato di uno il tetto dei 120 elettori con meno di ottan- t’anni, aventi diritto ad entrare in un eventuale conclave. E ha dato la berretta anche a tre arcivescovi emeriti: mons. Loris Capovilla (98 anni), ex segretario di Giovanni XXIII, Fernando Sebastiàn Aguilar, di Pamplona, Kelvin Edward Felix, di Castries, nelle Antille.

 

© 2014 Romina Gobbo

Pubblicato su La Voce dei Berici – domenica 19 gennaio 2014

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