Vicenza-Maroua – Una lunga amicizia in nome dei poveri

La diocesi di Maroua-Mokolo, nell’Estremo nord del Cameroun, creata nel 1973, conta 35 parrocchie e sette distretti. Vi operano una quarantina di preti diocesani, fra cui i quattro italiani. Con loro, una trentina di religiosi e religiose di diverse congregazioni. I cattolici battezzati sono sessantamila. I musulmani sono un terzo della popolazione e le relazioni tra la Chiesa cattolica e l’Islam ufficiale sono sempre state amicali. A questa situazione ha molto contribuito la collaborazione della diocesi di Vicenza, cominciata nel 1976 quando il vescovo di allora, monsignor Arnoldo Onisto, inviò in Cameroun i primi due sacerdoti, don Francesco Ferro e don Luciano Ruaro. Da allora i rapporti si sono intensificati, attraverso diverse tappe: la prima convenzione tra le due diocesi nel 1980, poi rinnovata nel 1990; l’arrivo per dare una mano, nel 1989, di quattro suore della Divina Volontà di Bassano; l’inaugurazione nel 1997, da parte dell’allora vescovo monsignor Pietro Nonis, del centro parrocchiale di Tchére-Tchakidjebè, nonché l’ordinazione del primo prete mofu (l’etnia che abita le montagne del nord del Cameroun), l’abbé Daniel Denguez. Nel 2006, la nuova avventura si chiama Loulou. E’ un distretto parrocchiale che l’anno successivo diventa parrocchia, intitolata a Santa Giuseppina Bakhita. Don Giuseppe Pettenuzzo è il primo parroco, coadiuvato da don Maurizio Bolzon che, poi, nel 2009, lo sostituisce. Rimane solo per un anno e mezzo, poi, nel 2011, arriva don Leopoldo Rossi. Lo scorso anno, a Tchére, c’è stato l’altro avvicendamento: don Damiano Meda rientra a Vicenza, ad affiancare don Giampaolo Marta, arriva don Gianantonio Allegri. La Chiesa diocesana opera con tre priorità, sviluppo, sanità, educazione, in un ambiente ostile: la desertificazione avanza, la popolazione aumenta, le terre disponibili sono sempre meno. Nella sanità, la diocesi è presente con un ospedale, una decina di centri sanitari e più di 220 comitati di sanità, sparsi sul territorio.

 

© 2014 Romina Gobbo

pubblicato su Famiglia Cristiana – 13 aprile 2014

 

 

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