“Le famiglie? In Italia contano le lobby”

RICHIAMO IN PRIMA

“In Italia non contano le famiglie, ma le lobby”. Così ieri il segretario generale della CEI a Vicenza, dove ha inaugurato la Settimana diocesana della scuola.

 

“Auguro ai ragazzi di trovare sempre insegnanti innamorati di loro, capaci di rispondere alla loro voglia di sapere, auguro loro che possano essere ritenuti una volta tanto il punto di partenza per affrontare i temi della scuola”. Così monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano all’Jonio, segretario generale della CEI, intervenuto ieri a Vicenza, all’auditorium del liceo scientifico “G.B. Quadri”, per inaugurare la Settimana diocesana della scuola.

“Una realtà da amare”, ha ribadito, riprendendo quanto detto da Papa Francesco il 10 maggio scorso, in piazza San Pietro, proprio ai rappresentanti del mondo della scuola. Ed è una realtà che va sostenuta tutti assieme. “Per la formazione bisogna attivare le sinergie – ha spiegato -, sia a livello micro: in ogni istituto, tra famiglie, docenti, ragazzi, personale ausiliario, e dirigenti, e tra la scuola e le altre agenzie educative; ma anche a livello macro, ovvero fra tutte le strutture che hanno grandi responsabilità: la Chiesa, il governo, anche i poteri economici che non investono più nella ricerca. A me pare – ha proseguito il vescovo Galantino – che i nostri governanti non facciano tutto il necessario per far diventare davvero la scuola luogo di incontro, di conoscenza, luogo che serve a creare soggetti criticamente consapevoli. Stilano progetti interessanti ed ambiziosi, ma che non sempre riescono poi ad andare in attuazione. Se non si creano queste sinergie, il tema della formazione continuerà a soffrire”.

Il segretario generale della CEI è poi tornato su quanto detto l’altro giorno, a proposito dell’impegno del governo non sempre all’altezza per quanto riguarda le politiche familiari. “Non vorrei che questo mio pensiero venisse recepito come una protesta fuori posto, è un grido d’amore. C’è chi chiede al governo una maggiore attenzione per la famiglia, una politica fiscale più equa per la stessa. Queste richieste – ha ribadito il vescovo Galantino – non vanno ignorate. Quando parlo di investimento più serio per la famiglia, non mi riferisco solo ai soldi, ma soprattutto alla necessità che il governo deve avere di sistemare le cose in modo che le esigenze della vita familiare, della vita di relazione, del tempo vissuto con i propri cari, possano essere armonizzate con quelle del lavoro. Vi sembra che in Italia, la struttura centrale della famiglia, quella costituita da padre, madre e figli sia al centro dell’agenda politica governativa? Non mi pare. Ho l’impressione – ha proseguito – che molto spesso le priorità vengano dettate dalle lobby, che perseguono interessi particolari. Sembra quasi che oggi una famiglia cosiddetta “normale”, – e sono la stragrande maggioranza – debba quasi chiedere scusa di esistere.

Ai giornalisti che lo sollecitavano a rispondere ad alcune domande a proposito del tema dei divorziati risposati, in vista del Sinodo della famiglia ormai imminente, il segretario generale della CEI ha risposto: “Se avessimo tutti quanti in tasca la risposta, non ci  sarebbe bisogno di due sinodi. Il sinodo ordinario di quest’anno e poi quello straordinario del 2015 – ha fatto osservare Galantino – non si focalizzeranno solo su quel tema, ma, come vuole Papa Francesco, si occuperanno innanzitutto delle potenzialità e delle urgenze della famiglia, che devono essere riscoperte, per poterla far vivere come soggetto straordinario della nostra società e della nostra Chiesa”.

 

2014     Romina Gobbo

 

pubblicato su Avvenire – mercoledì 1 ottobre 2014

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