4 ottobre, San Francesco. Il Santo innamorato di Gesù Cristo

«Un uomo che ha voluto vivere in maniera sobria, godendo delle cose e accettandole nella loro quotidianità, senza modificarle in maniera consumistica, come spesso oggi avviene». Fra Livio Folcato, guardiano del convento di San Pancrazio, a Barbarano Vicentino, parla dell’attualità della figura di san Francesco, di cui sabato 4 ottobre ricorre la memoria liturgica. Il 1° ottobre, inoltre, si è celebrato ad Assisi il 75° anniversario dalla sua proclamazione a patrono d’Italia.

Da cosa deriva questo sguardo di bellezza che san Francesco volge alla creazione?
«Deriva dal Vangelo di Gesù. Francesco si è innamorato di Gesù Cristo e ha voluto vivere intensamente e radicalmente il suo messaggio. Il Vangelo parla di cose semplici: i frutti della terra, il sale, il pane, il lavoro del seminatore… Tutto questo ha ispirato a Francesco uno stile di vita sobrio, lui non si appropria delle cose, non le assoggetta ai suoi personali istinti, o desideri, o emozioni, ma le lascia nella loro bellezza».

Naturalmente, la scelta di Bergoglio di chiamarsi Francesco ha avuto il suo peso nella riscoperta di questo Santo.
«Sicuramente papa Francesco ha risvegliato l’interesse e dato il giusto indirizzo nei riguardi di san Francesco, l’amore alla povertà, ma non nel senso di miseria, bensì di distacco dalle cose del mondo, per centrare tutte le proprie energie e la propria forza su Gesù Cristo e sul suo Vangelo. Se possiedo Gesù e il Vangelo, ho già tutto. L’attrattiva delle cose del mondo svanisce e io volgo lo sguardo ai “più piccoli”. Questo è esattamente quello che accade in Francesco, che decide di convertirsi. È uscito dalle porte della città di Assisi e si è incontrato con i lebbrosi, che non conosceva, si è messo a onorarli, servirli, e, facendo questa esperienza di periferia, ha incontrato nel lebbroso Gesù Cristo. Papa Francesco ci sta insegnando ad uscire dai nostri orari, tempi, programmi, per andare incontro ai poveri, agli afflitti».

Una cosa è essere affascinati dalla figura di san Francesco, un’altra ricalcarne lo stile di vita.
«Papa Francesco ha fatto questa scelta, sta vivendo sobriamente e in un ambiente normale; e ci dimostra che, vivendo così, è gioioso. Se guardiamo a lui e viviamo nella sobrietà, allora troveremo la gioia. Le persone impegnate ad accumulare trovano solo tristezza. È in atto una bella rivoluzione, ma anche nel passato ci sono state voci significative. Penso, per esempio, al cardinal Martini, che andava regolarmente a visitare i carcerati. E poi è chiaro che dobbiamo vivere il Vangelo nel momento storico in cui ci troviamo. Nel 2015 ci sarà il Capitolo di tutto l’Ordine francescano e il tema sarà proprio come rendere il Vangelo attuale nel contesto della vita di oggi».

Vocazioni francescane ce ne sono, ma certamente non si raggiungeranno più i numeri del passato. Pensa che i giovani non abbiano più voglia di impegnarsi?
«Giovanni Paolo II, ma anche papa Francesco oggi, insistono molto sui giovani. Il Santo Padre lascia sempre a loro un messaggio, segno che crede in loro, mentre noi magari ci crediamo poco. Io penso che i giovani abbiano un certo entusiasmo, tuttavia, se vengono mortificati da persone, che misurano la vita solo sulla ricerca dei beni materiali, è chiaro che il confronto con la società adulta lo vivono male».

 

© 2014 Romina Gobbo

pubblicato su La Voce dei Berici – domenica 5 ottobre 2014

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