Parolin “bacchetta” i leader religiosi

«Non è una guerra tra cristiani e musulmani, è una violazione dei diritti umani». Questa la vicenda Iraq nelle parole del segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin. L’Is, il cosiddetto “Stato islamico” è stato infatti uno dei temi più importanti all’ordine del giorno del Concistoro sul Medio Oriente, voluto da papa Francesco, che si è tenuto lunedì 20 ottobre, e al quale hanno partecipato 86 fra cardinali e patriarchi di tutto il mondo.
Indetta per la canonizzazione dei beati Giuseppe Vaz (sacerdote dell’Oratorio di San Filippo Neri, fondatore dell’Oratorio della Santa Croce Miracolosa a Goa, e apostolo di Sri Lanka e India) e di Maria Cristina dell’Immacolata Concezione (fondatrice della Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato), l’assemblea dei cardinali si è particolarmente concentrata sulla situazione dei cristiani vittime di violenze e brutalità “inimmaginabili”. «Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana – ha esordito papa Francesco -, sembra che la persona non conti e si possa sacrificarla ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti». Ecco perché – ha aggiunto – «vorremmo dare il maggior aiuto possibile alle comunità cristiane, per sostenere la loro permanenza nella regione. Non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù». Ma questa situazione richiede «oltre alla nostra costante preghiera, un’adeguata risposta anche da parte della Comunità internazionale».
Alla Comunità internazionale ha fatto riferimento anche il cardinale Parolin, che ha tenuto la relazione introduttiva. Essa «attraverso le Nazioni Unite e le strutture che si sono date per simili emergenze, dovrà agire per prevenire possibili e nuovi genocidi e per assistere i numerosi rifugiati». In particolare, Parolin nel suo discorso si è soffermato sul «diritto al ritorno dei profughi», attraverso la creazione di “zone di sicurezza”, ad esempio nella piana di Ninive, e sulla necessità di «favorire il dialogo inter-religioso e inter-culturale». Questo ruolo Parolin lo affida soprattutto ai leader religiosi delle tre religioni monoteiste, i quali «devono denunciare chiaramente la strumentalizzazione della religione per giustificare la violenza». Soprattutto nel caso concreto del cosiddetto Stato islamico, «una responsabilità particolare ricade sui leader musulmani non soltanto per sconfessarne la pretesa di denominarsi “Stato islamico” e di formare un califfato, ma anche per condannare più in genere l’uccisione dell’altro per ragioni religiose, e ogni tipo di discriminazione». Parolin, rifacendosi al Santo Padre, ha ribadito che se pur «è lecito fermare l’aggressore ingiusto, nel rispetto del diritto internazionale, tuttavia non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare. Esso va affrontato più approfonditamente a partire dalle cause che ne sono all’origine e vengono sfrutta- te dall’ideologia fondamentalista». Poi un affondo importante: «Per quanto riguarda il cosiddetto Stato islamico, va prestata attenzione anche alle fonti che sostengono le sue attività terroristiche attraverso un più o meno chiaro appoggio politico, nonché tramite il commercio illegale di petrolio e la fornitura di armi e di tecnologia». Quindi, un “rimprovero” ai cristiani d’Oriente, spesso accusati di avere strizzato l’occhio al presidente siriano, Assad. «I cristiani siano artefici di pace in Medio Oriente, senza cedere alla tentazione di cercare di farsi tutelare o proteggere dalle autorità politiche o militari di turno, per garantire la propria sopravvivenza».
Tutti e sei i patriarchi delle Chiese mediorientali – Iraq, Siria, Egitto, Terra Santa, Giordania, Libano – hanno preso la parola, sottolineando «l’esigenza della pace e della riconciliazione in Medio Oriente, la difesa della libertà religiosa, il sostegno alle comunità locali, la grande importanza dell’educazione per creare nuove generazioni capaci di dialogare tra loro» e, ancora una volta, «il ruolo della Comunità internazionale».
Il Concistoro ha anche elevato un appello per tutte le persone rapite in Medio Oriente, affinché il mondo non si dimentichi di loro.

 

© 2014 Romina Gobbo

pubblicato su La Voce dei Berici – domenica 26 ottobre 2014

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