Ballando con Lui e per Lui – La danza si fa Parola

«Voglio danzare con Lui e per Lui». Quel Lui, con la elle maiuscola, è nientemeno che… Dio. E lei è Anna Nobili, cubista in gioventù, ora suora della congregazione delle Operaie della Santa Casa di Nazareth. Dopo aver animato le notti lombarde, ora suor Anna balla il Vangelo. Non una cesura netta con il passato, ma un lungo e sofferto cammino di conversione, partito con la “folgorazione” mistica che la colpì a 25 anni durante un viaggio ad Assisi sulle orme di san Francesco e santa Chiara.
Suor Anna sarà in Veneto nel fine settimana: sabato 8, con la Fusion Company, diretta da Stefano Vagnoli, al palazzetto dello sport di Ponte di Piave (Venezia), con la prima nazionale dello spettacolo “Stop! Dov’è papà?”, che ripercorre la parabola del Padre Misericordioso; un’iniziativa voluta dall’Azione Cattolica, con il sostegno di Noi Oratorio.
Domenica 9, invece, altro luogo, altri ballerini, altro spettacolo. Alle 20, nella chiesa di Madonnetta di Sarcedo, suor Anna racconterà la storia della sua conversione. Quindi, con alcuni ballerini, metterà in scena una sacra rappresentazione sulla vita di Maria: una danza sacra inframmezzata da letture di brani del Vangelo. La serata si concluderà con l’adorazione eucaristica presieduta dal parroco, don Lorenzo Campagnolo.
Suor Anna, incoraggiata dalle consorelle a non rinunciare al suo talento, ha fondato e dirige la scuola di danza cristiana “Holy Dance”, con l’obiettivo che la danza sia testimonianza della Parola di Dio.

Anna lei oggi è felice?
«La felicità non è qualcosa che si inventa sul momento, è la libertà di sentirsi amata, e io mi sento amata da Dio e dagli altri, questo mi porta ad essere serena. E sono felice perché so che a nostro Padre sta a cuore la nostra felicità. Lui ci vuole liberi».

È riuscita a continuare a coltivare, anche da suora, il suo amore per la danza.
«In realtà non la amavo. Certo, mi piaceva, ma il vero amore per la danza l’ho scoperto dopo il mio incontro con Dio. Perché prima usavo il mio corpo, mi serviva a esibirmi, a sedurre. Era un mezzo per apparire, per coprire il vuoto che avevo dentro. Oggi ho un rapporto totalmente nuovo con la mia corporeità, ed è quello che dovrebbero avere tutti. Ballare è un modo per comunicare il nostro profondo. L’amore è un movimento che va verso l’altro per donare sé stesso, e la danza quando è questo, è amore».

Com’è avvenuto il cambiamento nella sua vita?
«È stato graduale. All’inizio, facendo esperienza della presenza di Dio dentro di me, ho compreso che non potevo più lasciarmi vi- vere da alcune esperienze in cui mi ero immessa, perché non rispecchiavano più quello che io sentivo di me. Il mondo della notte, lo sballo, le grandi luci della ribalta non mi davano più la felicità che promettevano. Ho capito che volevo ritrovare me stessa e fare questo cammino insieme con Gesù. Ma non basta dire: “voglio cambiare”, la trasformazione del cuore è stata lenta, la guarigione sofferta».
Ma questo era ieri.

 

© 2014 Romina Gobbo

pubblicato su La Voce dei Berici – domenica 9 novembre 2014

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