L’augurio per la pace da chi più di altri in questo momento soffre la guerra. Mons. Louis Raphael Sako, patriarca dei caldei di Babilonia, in collegamento telefonico da Baghdad, ha dato il “la” alla 47esima edizione della Marcia per la pace, che si è tenuta il 31 dicembre, per la prima volta a Vicenza. Dal piazzale della Vittoria di Monte Berico – “sotto la protezione di Maria, madre della pace”, come ha detto l’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan, presidente di Caritas italiana -, sono partite un migliaio di persone che, sono andate via va crescendo, fino a raggiungere l’apice di quasi 2.000, nella messa finale in cattedrale, presieduta dal vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, ma concelebrata da un’ottantina tra vescovi e preti.
Indetta dalla Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con Pax Christi nazionale, Caritas italiana e Azione Cattolica Italiana, la marcia si è ispirata al messaggio “Non più schiavi, ma fratelli”, che papa Francesco ha lanciato per la Giornata mondiale della pace.
Proprio Pizziol stava alla testa del corteo, assieme, tra gli altri, al già nominato Bressan, a Luigi Bettazzi – vescovo emerito di Ivrea e presidente emerito di Pax Christi -, che vanta il primato di aver partecipato a tutte le marce per la pace nazionali), a Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e neopresidente nazionale Pax Christi, don Renato Sacco, coordinatore nazionale Pax Christi, Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, e presidente della Commissione episcopale Cei per i problemi sociali e del lavoro, con mons. Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali, e Giuseppe Merisi, vescovo emerito di Lodi e, fino allo scorso ottobre, presidente della Caritas nazionale. Tra le autorità civili locali, il prefetto Eugenio Soldà e il questore Gaetano Giampietro, i cui uomini hanno garantito che la manifestazione – organizzata dalla segreteria del Festival Biblico e con il contributo di 600 volontari – non fosse disturbata da botti e petardi, e il sindaco Achille Variati. La scelta della città per la marcia 2014 è stata dettata dalla consapevolezza delle laceranti ferite inferte al territorio vicentino nella prima guerra mondiale, di cui ricorrono i cento anni. “Bisogna raccogliere la memoria affinché quella tragica esperienza non si ripeta”, ha detto Bregantini. “Abbiamo pregato e marciato perché “si depongano le armi”, a partire da questa nostra città (il riferimento è alla presenza delle due caserme militari americane, ndr), e si cerchino “altre vie” per risolvere i conflitti”: così don Maurizio Mazzetto, di Pax Christi Vicenza. Ma la pace non è solo assenza di guerra, bensì correzione delle ingiustizie, come evidenziato da papa Francesco. “Pensiamo alle nuove forme di sfruttamento: la precarietà che vivono i giovani, il lavoro festivo – ha continuato Bregantini -. C’è chi ha lavorato anche a Natale. Ma se cade il tempo della domenica, cade il tempo della dignità della persona”.
“E’ stata una serata di riflessione, preghiera e marcia, per ricordare che, nonostante le conflittualità, i disastri e le violazioni perfino della vita, noi vogliamo guardare avanti”, ha concluso Bressan.
© 2015 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – 2 gennaio 2015