Dai successi musicali di suor Cristina al sacrificio della vita per aiutare i poveri in Africa.
Le religiose non conoscono frontiere per la loro missione

Sister Act, 1992
In principio fu “Sister Act”, con un’esilarante Whoopy Goldberg nei panni della scatenata suor Maria Claretta. Era il 1992 e l’interpretazione valse alla Goldberg il Golden Globe 1993 come miglior attrice protagonista. Da allora, le suore – quelle vere – di strada fuori dai conventi ne hanno fatta molta. Molta più di quanto la stessa suor Maria Claretta avrebbe immaginato. Indispensabili nella cura pastorale, dalle scuole agli ospedali, alcune sono andate per le vie del mondo, altre il mondo cercano di interpretarlo dal palcoscenico. «Cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbero maternità, affetto, tenerezza», ha detto papa Francesco alle 800 suore delegate di 1.900 ordini religiosi del mondo, intervenute all’udienza dell’8 maggio 2013. E il 2015 sarà l’Anno della vita consacrata. A riprova che il femminile per Bergoglio conta, è arrivata la nomina a consultori della Congregazione delle cause dei santi della vicentina suor Albarosa Bassani (Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori), e della barese suor Grazia Loparco (Figlie di Maria Ausiliatrice). Mai una donna prima, nella millenaria storia della Chiesa, aveva ricoperto tale ruolo.

Suor Cristina Scuccia
La partecipazione di suor Cristina Scuccia, religiosa della comunità di Milano delle Orsoline della Sacra Famiglia, al talent show “The Voice of Italy 2014” ha visto i telespettatori divisi tra fan entusiasti e “benpensanti”, per i quali una suora deve soltanto cucinare per i preti e pregare. Ma per suor Cristina il canto è preghiera. E il 5 giugno, sera in cui è stata proclamata vincitrice, quando dal palco ha chiesto al pubblico di recitare tutti insieme il Padre Nostro, anche i “benpensanti” si sono tranquillizzati. Ma la polemica era ancora di là da venire; è scoppiata con la notizia che nel suo primo album (uscito, poi, l’11 novembre) una delle cover sarebbe stata la celebre, ma discussa “Like a Virgin” di Madonna. Provocazione? Anche gli ambienti ecclesiali si sono divisi. La venticinquenne con la tonaca rivendica la sua scelta. Solo una bella canzone, e una voce che vuole essere mezzo di evangelizzazione del terzo millennio. «Voglio danzare con Lui e per Lui». Quel Lui, con la elle maiuscola, è nientemeno che… Dio. E lei è suor Anna Nobili, delle Operaie della Santa Casa di Nazareth. Cubista in gioventù, ora suor Anna balla il Vangelo. E vogliamo, poi parlare del successo di Barbara De Rossi, nella fiction “Un coccodrillo per amico?” L’attrice, nelle vesti di suor Laura, gestisce una missione umanitaria in Kenya, che rischia di essere spazzata via dalla costruzione di un lussuoso residence.
Operavano in Africa, ma sul serio, suor Olga Raschietti (83 anni, di Montecchio Maggiore, Vicenza), suor Lucia Pulici (75, di Desio, Monza), e suor Bernardetta Boggian (79, di Ospedaletto Euganeo, Padova), protagoniste – loro malgrado – della cronaca del 2014. Le tre missionarie saveriane sono state trovate uccise nel convento di Kamenge, alla periferia di Bujumbura, capitale del Burundi, uno dei Paesi più poveri dell’Africa; le prime due il pomeriggio di domenica 7 settembre, la terza qualche ora dopo, nella notte fra il 7 e l’8. Alla ribalta della cronaca, perché massacrate in maniera brutale, di sicuro la loro vita al servizio dei poveri non aveva avuto lo stesso risalto, perché chi fa il bene, ama il silenzio. Provenivano da famiglie contadine del Veneto e della Brianza, in gioventù avevano lasciato tutto, a cominciare dalle proprie famiglie, per partire verso terre difficili, e lì hanno vissuto cinquanta, sessant’anni, nonostante gli acciacchi dell’età, fino alla fine, perché questa era per loro la vocazione. Una vocazione che porta a immergersi nel fango del mondo. Quello “totale” dei Paesi in via di sviluppo. Ma anche semplicemente quello che consegue alle piogge. Ne sanno qualcosa le suore ferrandine di Rossiglione, la cui casa di riposo è stata danneggiata dall’alluvione che ha colpito il Genovese lo scorso ottobre. Armate di secchi, asciugoni e ramazze, hanno ripulito la propria casa, e poi sono scese in strada, a disposizione dei bisogni altrui. Ma la superiora, suor Rosa, si schernisce: «La nostra congregazione è nata in India, poi siamo passate in Africa…». Forse anche il fango genovese, al confronto, sembra poca cosa.
© 2015 Romina Gobbo
pubblicato su Famiglia Cristiana – 4 gennaio 2015 – pagg. 44-45 – numero 1 – anno LXXXV