Dossier. “La pace verrà quando saremo popoli tra i popoli”

Tutte le nazioni invocano la tua giustizia, Signore, Dio della pace!. E la pace verrà, quando anche noi saremo riconosciuti popolo tra gli altri popoli, nazione tra le nazioni”. È questo uno dei passaggi del salmo “Ascolta il nostro grido, Signore!”, preparato per il 1° marzo 2015, giornata di sensibilizzazione e preghiera nei pressi del muro di Betlemme, organizzata annualmente dalla campagna “Ponti e non muri”, a partire dal 2004, quando il muro di oltre 700 chilometri, che divide Betlemme da Gerusalemme, fu costruito.

È un passaggio significativo perché sottolinea la necessità del riconoscimento dello Stato di Palestina, punto all’ordine del giorno della seduta del 27 febbraio alla Camera. Un salmo, quindi, che intende essere preghiera, ma anche denuncia. E, soprattutto, vuole essere un affidarsi totalmente a Dio. “Ti loderemo, Signore nostro Dio, con tutto il cuore perché, nonostante il muro di apartheid stia soffocando la nostra vita, vediamo sguardi di solidarietà, udiamo parole di confronto e sentiamo gesti di speranza. I pellegrini di giustizia non ci hanno dimenticati”.

E, infatti, un gruppo di “pellegrini di giustizia” italiani, capeggiati da don Nandino Capovilla, coordinatore per Pax Christi della campagna “Ponti e non muri”, sarà a Betlemme per condividere i vari momenti della giornata con la comunità locale. Alla mattina, sarà celebrata la messa per la pace, nella parrocchia di Beit Shaour, organizzata assieme a Pax Christi. Nel primo pomeriggio, come avviene ormai da qualche anno, ci sarà il ritrovo a Beit Jala, nelle colline della valle del Cremisan, minacciate dalla costruzione di un altro pezzo di muro.

Un luogo molto bello, dove alcune famiglie cristiane hanno case e terre coltivate, e dove si trovano il convento femminile e il monastero maschile della famiglia salesiana, che gestiscono una scuola e diverse attività agricole. Dalla vallata inizierà la camminata che terminerà al muro di Betlemme, dove sarà recitato il rosario. Quindi, nella sala-teatro del Charitas Baby Hospital, ci sarà un meeting, che farà il punto sulla situazione dei territori palestinesi.

Proprio dalle suore del Charitas, l’unico ospedale pediatrico della Cisgiordania, partì undici anni fa l’iniziativa della preghiera al muro, ogni venerdì pomeriggio, proposta, in contemporanea in alcuni luoghi anche in Italia, come la chiesa di Santa Maria delle Grazie, a Varallo Sesia (Piemonte), dove sorge un antico Sacro Monte detto Nova Jerusalem, e dove viene invocata Maria Regina della Pace e Madre del Principe della Pace.

Il Muro costruito dal governo israeliano a Betlemme. In copertina, Papa Francesco prega davanti al muro, durante la visita in Terra Santa.
Il Muro costruito dal governo israeliano a Betlemme. In copertina, Papa Francesco prega davanti al muro, durante la visita in Terra Santa.

“La valle di Cremisan rischia di essere inghiottita dal muro”

Ma, il primo marzo, in quanto anniversario della costruzione del muro, è un momento fortemente evocativo, che intende unire tutti i cristiani del mondo in un grido per la pace, come ha auspicato nell’omelia di Natale, mons. Fouad Twal, patriarca dei Latini di Gerusalemme. «Vorrei lanciare due appelli», aveva detto nella Basilica della Natività. «Il primo per la ricostruzione di Gaza e l’umanizzazione delle condizioni di vita dei suoi abitanti. Nonostante la terza guerra che ha lasciato, sui due lati, migliaia di vittime, non è cambiato nulla. Il popolo israeliano continua a vivere nella paura e nell’insicurezza, mentre il popolo palestinese continua a reclamare la propria indipendenza e la propria libertà e Gaza attende di essere ricostruita per la terza volta».

E anche il salmo si sofferma sulla Striscia: “Ma tu Signore, Dio misericordioso e pietoso, ascolta il pianto delle mamme di Gaza che ogni due anni vedono morire i loro figli e distruggere in pochi giorni le loro case, i luoghi di preghiera, le scuole e gli ospedali, la speranza di tutti”.

Poi l’altro appello di Twal: «Riguarda la valle di Cremisan, minacciata di essere inghiottita dal muro che rischia di separare 58 famiglie cristiane di Beit Jala dai loro campi. Queste famiglie perderebbero l’accesso alle loro proprietà. In nome della giustizia e della morale, domando ai responsabili politici di impedire questo muro!».

E il salmo chiude con la certezza dell’aiuto del Signore: “Ascolta la preghiera che si leva potente dalle nostre comunità, nel giorno in cui ricordiamo questo muro odioso e generatore di odio, che fa di Betlemme una prigione. Aiutaci a trasformare le generiche invocazioni alla pace in parole forti di denuncia e annuncio, di prossimità e indignazione, di affidamento a te, Dio che salva e consola. E allora quelli che ci opprimono si vergogneranno, vedendo che tu, Signore, ci soccorri e ci consoli. E convertiranno l’oppressione in rispetto, la violenza in dialogo, l’ingiustizia in fraternità”.

© 2015     Romina Gobbo

pubblicato su famigliacristiana.it – 27 febbraio 2015
http://www.famigliacristiana.it/articolo/la-pace-verra-quando-saremo-popolo-fra-i-popoli.aspx

 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: