«Voi siete la mia nuova famiglia». Così il vescovo Pierantonio Pavanello, visibilmente emozionato, si è rivolto ai tanti fedeli, arrivati ieri in Cattedrale a Vicenza, dalla diocesi di Adria-Rovigo, dove il 6 marzo il presule vicentino entrerà come nuovo pastore (alle 16 nella Cattedrale di Adria). Ieri l’ordinazione episcopale, presieduta dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha avuto come filo conduttore i temi cari a papa Francesco: i poveri come preoccupazione principale di un vescovo, la misericordia (all’Offertorio il coro “Cappella Musicale” ha innalzato l’inno del Giubileo) per quanti bussano in cerca di consolazione alle porte della Chiesa, l’unità della comunità ecclesiale, che ogni pastore è tenuto a favorire, la vicinanza alla vita quotidiana del popolo di Dio, l’ascolto dei sacerdoti. Ha aperto la celebrazione il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, co-consacrante assieme all’amministratore apostolico di Adria-Rovigo, il vescovo Lucio Soravito de Franceschi. «Il dono di un nuovo vescovo – ha detto Pizziol – ci deve far sentire ancora di più apostoli, chiamati a portare la gioia del Vangelo». Erano presenti il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, un’altra ventina di vescovi di varie diocesi del Triveneto, duecento tra sacerdoti della diocesi vicentina e di quella che il nuovo pastore guiderà. Oltre naturalmente ai famigliari e agli amici, c’erano i seminaristi delle due diocesi, e rappresentanti delle coppie di sposi seguite da Pavanello in questi anni, nella Comunità di incontro matrimoniale. Dimensione cara quella del matrimonio, tanto che nel suo stemma vescovile ha scelto di richiamare il simbolo delle fedi nuziali, assieme alla Croce, per ricordare sempre che al centro della vita di ogni ministro ordinato, c’è Cristo.
Tra i momenti salienti, la lettura della Lettera apostolica di papa Francesco, con la quale Pavanello è stato nominato vescovo, la preghiera del nuovo presule steso a terra durante il canto delle litanie dei santi e la preghiera di consacrazione, cui sono seguiti l’unzione con il crisma e la consegna dell’anello episcopale, della mitra e del pastorale.
Nell’omelia Parolin ha ripreso le parole pronunciate da papa Francesco la scorsa settimana in Messico, nella Basilica della Madonna di Guadalupe, quando ha ricordato che «i vescovi siano veri vescovi, le suore, vere suore, i preti, veri preti. Il vescovo – ha sottolineato – è un dispensatore dei doni che il Signore vuole fare al suo popolo. Ma per essere “vero”, deve prima di tutto immergersi nella preghiera. Salire sul monte Tabor (richiamo al Vangelo), per poi ridiscendere, pronto per immergersi nella vita delle persone. Dalla preghiera e dall’intimità con Dio, deriva la capacità di esercitare al meglio il ministero ricevuto».
Toccante il discorso di chiusura del nuovo pastore, che ha citato la lettera che suo papà Giovanni – morto nel 1990 per un incidente – gli scrisse alla nascita, il 20 maggio 1955, interpretando anche il pensiero di mamma Bruna (scomparsa, invece, due anni fa). «Ti ho dato la fede in Dio. Io ho sempre creduto in Dio e vorrei che anche tu crescessi nella fede di Dio». Nel saluto, si è rivolto alla Chiesa che reggerà: «Siete il popolo che Dio mi affida», ha detto. Poi ha ricordato che inizia un «nuovo cammino». Cammino «segnato dalla croce di Cristo, ma che potrò affrontare con un cuore trasfigurato dalla luce» del Risorto.
Monsignor Pavanello, ordinato sacerdote il 16 maggio 1982, si è specializzato in diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana. Nella diocesi berica ha ricoperto cariche importanti, sia nel Tribunale ecclesiastico diocesano, che in quello regionale del Triveneto. Nel 2004 è stato nominato cancelliere della diocesi di Vicenza e nel 2005 è stato insignito del titolo di Cappellano di Sua Santità. Dal 2005 a oggi è stato direttore della Casa del clero di Vicenza.
© 2016 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire (Catholica) – domenica 21 febbraio 2016 – pag. 17