Correva l’anno 1945. Il 6 agosto una deflagrazione atomica devastò#Hiroshima; il 9, #Nagazaki. Le bombe sganciate dagli Usa distrussero le due città giapponesi. La gente lavorava, i ragazzi andavano a scuola, c’era chi passeggiava. Una giornata normale, la routine quotidiana. Tutto questo fu cancellato. Decine di migliaia di persone morirono all’istante. Chi sopravvisse, patì per tutta la vita il dolore causato da orribili malformazioni. Le radiazioni hanno continuato ad uccidere negli anni a seguire. C’è chi dice che gli effetti ancora non siano del tutto conclusi. Come tutti gli anni, anche quest’anno le iniziative a ricordo sono numerose in tutto il mondo (al MAMbo di Bologna c’è l’esposizione della pittrice giapponese Yumi Karasumaru). Perché – soprattutto di questi tempi, dove i fomentatori di odio hanno vita facile – è bene ricordare fino a dove può arrivare l’umana follia.
© 2016 Romina Gobbo