
All’incoronazione da campioni europei a Bonn
Che il ballo tonifichi il corpo e faccia bene allo spirito, è cosa nota; che il ballo sia preghiera e serva ad evangelizzare, forse un po’ meno. È però una certezza per Andrea Ghigiarelli e Sara Andracchio, già campioni italiani di “Danze standard”, e oggi campioni europei professionisti per il quinto anno consecutivo e vice campioni del mondo. «Il Signore ci ha donato il ballo, ed è per noi preghiera di lode e di adorazione. Con il nostro ballo, lodiamo il Signore, e ci affidiamo a lui. Quando sentiamo maggiormente la fatica, la pressione della gara, chiediamo che lo Spirito Santo ci doni forza ed energia. Ma il ballo è anche evangelizzazione e noi, esibendoci ovunque nel mondo, evangelizziamo fino ai confini della terra, come faceva san Paolo», dicono i coniugi Ghigiarelli.
LA FEDE CHE CAMBIA LA VITA

Andrea e Sara da bambini, quando già ballavano insieme
Romani, 35enni entrambi, ballano insieme fin dall’infanzia, amici fino a 19 anni, poi fidanzati per dieci e sposati da sei. «Essere coppia anche nella vita – dice Andrea – è un valore aggiunto. L’essere molto affiatati, sapere tutto l’uno dell’altro, fa sì che anche quando balliamo, riusciamo a capirci con uno sguardo». Non hanno figli, ma «ne vorremmo avere quanti il Signore ce ne vorrà dare», dice Sara, che di bambini si è occupata anche come specialista, poiché è psicomotricista dell’età evolutiva.
Oggi Dio è al centro della loro vita, ma non è stato sempre così. «Con la conversione siamo cambiati radicalmente. Prima ci dicevamo credenti, ma non praticanti – afferma Andrea -. Poi abbiamo capito che se sei credente, pratichi. Se ami Cristo, hai il desiderio di stare con lui, di frequentarlo, di assumere il suo corpo e il suo sangue». La conversione alla quale Andrea si riferisce avviene nel 2004 a seguito della morte per leucemia della figlioletta di amici. «Per noi è stato uno shock – racconta Sara -; umanamente non capivamo perché una bimba di soli quattro anni dovesse morire. Non riuscivamo a darci una spiegazione, anche perché eravamo nel fiore degli anni, pensavamo di potere tutto, ci sentivamo onnipotenti. Quell’evento ci ha costretti a cominciare a cercare il senso della vita. Gli strumenti della nostra conversione sono stati proprio i nostri amici i quali, già durante la malattia della figlia, avevano intrapreso un percorso spirituale, presso la comunità carismatica “Gesù ama”. Il funerale è stato un’altra scossa. Siamo entrati in chiesa con le lacrime agli occhi e ci siamo trovati di fronte una festa. La mamma aveva occhi di luce e cantava di gioia. Così ci siamo uniti anche noi a questa grande famiglia spirituale alla quale tuttora apparteniamo».
CRISTIANI NON MUSONI

La coppia impegnata in un suggestivo passo di danza
Un’esperienza che ha «totalmente» cambiato la loro vita, assicurano i due danzatori. «Sperimentando il grande amore del Signore e anche il suo progetto d’amore per noi, ci siamo innamorati di lui e abbiamo trovato la vera felicità», raccontano. «Oggi viviamo la nostra vita per lui; lo percepiamo vivo, vicino, lo amiamo sopra ogni altra cosa. Facciamo del nostro meglio per non offenderlo. Ma, se succede, ricorriamo alla Confessione, una grazia che prima neanche conoscevamo. Per noi è la “lavatrice spirituale”: quando sbagliamo, andiamo di corsa a pulirci». Cristiani gioiosi, non tiepidi, come dice papa Francesco. «Siamo felici di essere cristiani non musoni. Bisogna trovare la gioia in tutto ciò che si fa, e bisogna ringraziare Dio sempre, anche per le sconfitte. Perché tutto è donato al tempo giusto. E poi, per qualsiasi necessità, basta alzare gli occhi al cielo. Prima di una gara, ci affidiamo al Signore – e quella è la vera vittoria -, poi sulla pista andiamo alla grande».
ESPERIENZA CONTAGIOSA
Ma questa trasformazione è stata contagiosa? «Quando conosci il Signore, sprizzi gioia da tutti i pori – rispondono -. Prima eravamo sempre cupi, adesso sempre sorridenti. Se ne sono accorti tutti. Anzi, dopo di noi, entrambe le nostre famiglie si sono convertite. Anche tanti ballerini hanno cominciato ad avvicinarci, non solo perché siamo campioni – noi pensiamo che il Signore ci abbia messo in una posizione alta, perché così abbiamo la possibilità di evangelizzare -, ma anche perché dicono che i nostri occhi emanano una luce diversa. E noi rispondiamo che è perché abbiamo incontrato Gesù. Tanti che prima non entravano in chiesa, adesso vanno a messa, pregano, hanno cominciato a capire che Dio è vicino. Un ballerino coreano, ateo convinto, adesso sta frequentando il corso di preparazione al battesimo e il 30 ottobre sarà battezzato. Ne siamo felicissimi. Portare anime al Signore è per noi la vera felicità. Trasmettere la felicità e trasmettere la via per arrivare a questa felicità, per noi è tutto».
© 2016 Romina Gobbo
pubblicato su Credere n. – domenica 7 agosto 2016 – pagg. 34, 35, 36, 37