La riconquista di Mosul e Raqqa decisiva per spingere il nuovo presidente degli Stati Uniti

Ecco qualche pensiero in libertà. Le forze democratiche siriane hanno strappato a Daesh, Manbij, una delle sue roccaforti, nella provincia di Aleppo; da una parte, rappresenta l’unica via di rifornimento per Raqqa, la capitale del sedicente Stato islamico; dall’altra, blocca la via per la Turchia e quindi impedisce ai miliziani di riversarsi in Europa. Le forze democratiche siriane sono una coalizione arabo-curda, costituitasi ad ottobre 2015. Ne fanno parte in prevalenza i curdi, che fin dall’inizio rappresentano la forza che più ha combattuto Daesh, e alcuni gruppi arabi e cristiani assiri fuggiti da Raqqa conquistata dai jihadisti, oltre a quello che rimane dell’Esercito Libero Siriano. Il sodalizio è stato rifornito di armi e munizioni dagli Stati Uniti, che sembrano così voler aumentare il proprio coinvolgimento in Medio Oriente. Si parla di un’offensiva congiunta su Mosul e Raqqa, per strappare le due città-capitali a Daesh, che avverrebbe in autunno. Il problema resta il coordinamento tra le varie forze in gioco, perché se è vero che sono tutte anti-Daesh, è anche vero che hanno interessi politici e territoriali differenti. Fonti del Pentagono fanno dipendere la scelta dell’autunno dal fatto che i soldati iracheni non sono ancora abbastanza addestrati, più verosimile sembra il fatto che una vittoria di Obama in politica estera, poco prima delle elezioni presidenziali, porterà acqua al mulino della Clinton.

© 2016 Romina Gobbo

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