A Bassano una fitta rete per l’inserimento dei migranti

Il veneto vanta un Comune virtuoso sul fronte dell’accoglienza. A Bassano del Grappa (Vicenza), Assessorato ai Servizi sociali, Caritas Vicariale, associazione “Casa a colori onlus” e cooperativa “Con te”, lavorano insieme per l’integrazione. Attualmente, i richiedenti asilo sono 93, l’11 per cento della popolazione straniera, di una città di 43mila abitanti. Ne arriveranno a breve altri 15, fra donne e bambini. Niente a che vedere con le paventate “invasioni”. «Questa terminologia ha un impatto terribile nei cittadini. Bisogna fare informazione, non parlare alla pancia; i numeri sono come da accordi Stato-Regioni, e queste persone non sono qui per invaderci, scappano da situazioni terribili», spiega Enrico Parolin , presidente di “Casa a colori”, che ospita, in 16 appartamenti, 74 fra maschi e femmine, di cui 8 minori e una neonata. A Bassano arriva l’Africa della povertà, dei conflitti e delle dittature: nigeriani, maliani, guineiani, somali, gambiani, etiopi, ivoriani. Le storie sono pesantissime. La parola d’ordine è accoglienza diffusa. «Noi pensiamo che chi arriva da noi debba essere integrato, debba condividere spazi e tempi della città – dice l’assessore ai Servizi sociali, Erica Bertoncello -. I nostri richiedenti hanno partecipato ad attività di volontariato nei quartieri, ridipingendo le giostrine dei bambini, pulendo strade e marciapiedi, posizionando transenne… Per la stagione di prosa estiva si renderanno utili come “maschere”. Individuare percorsi personalizzati è importante, prima di tutto per la dignità delle persone, ma permette anche la vicinanza con la società bassanese, che nel confronto e nel cammino insieme può aprirsi e crescere. Dobbiamo ripartire dall’umanità, dall’uomo che si confronta con l’uomo».

La Caritas vicariale ha in carico 6 ragazzi somali, fra i 19 e i 24 anni; 5 maschi e una ragazza, divisi in due appartamenti (uno proprio e uno della parrocchia di SS. Trinità), in uno vivono 4 maschi, nell’altro c’è una coppia. Il rammarico è che bisogna combattere anche contro le maglie troppo strette della legge. «Ospitiamo tutti richiedenti asilo accettati, ma in attesa del documento di permesso di soggiorno – racconta Erica Fontana, volontaria della Caritas vicariale -. L’assurdo è che, finché aspettano di essere chiamati dalla Commissione, sono tutelati poi, nel momento in cui diventano titolari del permesso, il sistema li lascia soli. Quindi, ci stiamo occupando anche del dopo, cercando progetti che li incanalino verso l’autonomia, per evitare che si ritrovino su una strada».

L’altra buona pratica è fare rete. «Per i nostri 20 ragazzi, puntiamo molto sui tirocini lavorativi attraverso la collaborazione con il Comune, altre associazioni e cooperative, e su corsi di formazione che permettano loro di acquisire delle competenze», afferma Agnese Bozzetto, referente cooperativa “Con te”.

«Il coordinamento delle varie realtà che operano con i rifugiati, permette di offrire più servizi possibili, per un’integrazione vera», conclude padre Michele De Salvia, direttore Ufficio diocesano Migrantes Vicenza.

© 2016 Romina Gobbo 
pubblicato su Avvenire – Attualità – domenica 11 dicembre 2016 – pag. 10

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