
“Una sosta che rinfranca… nell’attesa della sua venuta” è il tema del presepe vivente rappresentato a Codiverno. Nelle foto, alcune delle soste del percorso. Questa foto è di Aldo Callegaro
Una comunità unita per trasmettere un messaggio che arrivi dritto al cuore. È questo l’obiettivo che da vent’anni a Natale spinge più di un centinaio di abitanti di Codiverno di Vigonza, in provincia di Padova, a dare vita al presepio vivente. Nello spazio compreso tra la chiesa della Santissima Trinità e il centro parrocchiale, adulti, giovani, bambini, genitori, nonni e, naturalmente, i nuovi nati dell’anno, animano la natività nel suo cammino attraverso i secoli e nel suo significato attuale. «Una partecipazione ampia e trasversale che aiuta a collegare il mistero dell’incarnazione alla vita di ogni giorno», dice il parroco Fernando Fiscon. Questo evento è così prezioso che la cittadina di duemila anime lo scorso anno ha visto arrivare più di ventimila visitatori, da tutto il Triveneto. Un presepe speciale, perché non si tratta di assistere a una rappresentazione sacra, bensì di entrare per un’ora e mezza circa – scena dopo scena – in un percorso biblico-simbolico, che quest’anno avrà come focus: «Una sosta che rinfranca… nell’attesa della sua venuta». Lo spunto arriva dalle parole del vescovo Claudio Cipolla, in apertura dell’anno pastorale. «Quando si è in attesa di un bambino, ci si rinnova e si cambia per accoglierlo nel migliore dei modi… Così quando arriva Qualcuno (Gesù, presente nei poveri, nella preghiera e nella comunità), ci mettiamo in movimento per un cambiamento?». Gli appuntamenti sono: il giorno di Natale, dalle 16 alle 18; il 26 dicembre, 1, 8, 15 e 29 gennaio, dalle 15 alle 18; il 6 e 22 gennaio si inizia prima, alle 14.30, con la sfilata dei figuranti, introdotta dallo storico Patrizio Zanella.
«Ogni anno il tema cambia, ma ha sempre carattere pastorale, ispirato alla Bibbia e all’attualità – spiega il parroco -, con scene dall’Antico Testamento e dal Vangelo, ponendo naturalmente al centro la natività. Quest’anno l’invito è a fermarsi un attimo e vivere l’attesa come dimensione fondamentale della vita e la venuta del Signore come compimento di tutte le attese dell’umanità. A giugno 2017, dopo ben 55 anni, Federico Talone, un nostro giovane, verrà ordinato prete. Anche la nostra comunità, dunque, è in attesa di festeggiare questo frutto della chiamata del Signore».
UN PERCORSO SIMBOLICO-SPIRITUALE

Foto di Aldo Callegaro
Il presepio di Codiverno si caratterizza per la complessità, per essere fortemente simbolico, ma soprattutto per la forza del messaggio che trasmette. «Il risultato che i “miei figuranti” vogliono ottenere è emozionare il pubblico», afferma l’attore Davide Ciani che da cinque anni prepara la quarantina di protagonisti, assieme a Mara Zanella che si occupa invece dei costumi. «Come si fa a rappresentare una figura carismatica come Mosè, con i suoi conflitti, le sue attese? Gli allestimenti realizzati da diversi volontari, coordinati da Vincenzo Agostini, ci vengono in aiuto; è come se andassimo ad agire teatralmente, dentro a un quadro, facendolo rivivere attraverso i movimenti dei personaggi, le espressioni dei loro volti». Una grande stella sulla facciata esterna della chiesa accoglie i visitatori. Entrano e cominciano il loro percorso spirituale, passando accanto all’altare della Madonna, Vergine dell’attesa, e inginocchiandosi per sostare in adorazione davanti a Gesù bambino, deposto ai piedi dell’altare centrale. Di nuovo fuori, comincia l’attesa della venuta: ecco il monte Nebo e il tunnel dei profeti: presto le tenebre lasceranno il posto alla luce. Nel villaggio palestinese ci sono i soldati romani, l’erborista, il tessitore, il tipografo e c’è pure una locanda, ma non c’è posto per Giuseppe e Maria, che trovano rifugio nella grotta. Poi cambia il contesto: Gesù adulto chiama gli apostoli, per farli «pescatori di uomini», quindi assolve la peccatrice che bagna i suoi piedi con le lacrime, poi sosta per recitare il Padre nostro, e incontra Zaccheo, trasformandogli la vita. Finita la parte biblica, il visitatore è pronto per un’esperienza ancora più coinvolgente. Otto piccole scalinate conducono in una dimensione

Foto di Patrizio Zanella
“più alta”, dove provare i frutti dello spirito: il silenzio, il perdono, la gioia, la gratitudine, la speranza, la saggezza, il presente, la preghiera. «Ogni anno richiamiamo l’attenzione su un testimone, quest’anno sarà santa Rita da Cascia, tra le sante più conosciute a livello mondiale – racconta Michele Zanella, che si occupa dell’attualizzazione -. Ha vissuto tutte le vocazioni – ragazza, sposa, madre, consacrata -, e anche tanta sofferenza ma, con l’aiuto del Signore, è riuscita ad andare oltre. Abbiamo il roseto, che le ha permesso di cominciare una vita nuova; poi c’è un albero rovesciato con le radici verso l’alto, perché le radici dell’uomo sono legate al cielo. Con delle roselline di stoffa si comporrà un mandala dedicato alla Santa». Infine, un passaggio al centro parrocchiale per vedere la mostra del libro e la mostra fotografica “Ritratti brasiliani” di Giuseppe Cavalieri. Le offerte che liberamente i visitatori lasceranno, serviranno a sostenere le spese di allestimento del presepio e la Ong padovana Cuamm – Medici con l’Africa, impegnata, in particolare, nei confronti delle donne in attesa; il ricavato della mostra fotografica sarà a favore della “Casa do menor”, fondata da padre Renato Chiera, alla periferia di Rio de Janeiro.

Ritratti brasiliani di Giuseppe Cavalieri
© 2016 Romina Gobbo
pubblicato su Credere n. 52 – domenica 25 dicembre 2016 – pagg. 38-41