Arriva inaspettata la notizia che don Maurizio Bolzon, fidei donum della diocesi di Vicenza, pronto a partire per l’Africa, dovrà attendere fino ad aprile, a causa di un problema all’anca. Viaggio solo rimandato, però per chi, qualche giorno fa mi aveva detto: «Parto senza biglietto di ritorno. Perché dentro la mia vocazione di prete della diocesi, ne avverto un’altra, altrettanto forte e concreta, alla missione in mezzo alla gente che ancora non ha conosciuto il Vangelo», un po’ di dispiacere c’è. Nel 2014, in Camerun, don Maurizio ha vissuto in prima persona la paura per la sorta degli amici don Gianantonio Allegri e don Giampaolo Marta, rapiti dal gruppo terroristico Boko Haram, poi rilasciati. Quel terribile episodio aveva determinato il forzato addio alle due parrocchie camerunesi là costruite.
Questo ritorno in Africa rappresenta per Vicenza un modo per ricucire un filo forzatamente interrotto. «Ci siamo chiesti se la Chiesa vicentina è ancora in grado di aiutare l’Africa. La risposta del presbiterato è stata unanime, “non si deve abbandonare” – spiega don Lorenzo Zaupa, vicario generale della Diocesi -. Dopo aver valutato alcune richieste arrivateci anche da Etiopia, Benin, Guinea Bissau, abbiamo ritenuto che il Mozambico rappresentasse la situazione a noi più consona. Successivamente, abbiamo incontrato anche la disponibilità della diocesi di Adria-Rovigo, dove è vescovo monsignor Pierantonio Pavanello, che in passato è stato nostro cancelliere, e quindi è nata una collaborazione. Un loro prete partirà con i nostri. Serviranno la periferia di Beira, seconda città del Paese, di cui è arcivescovo il dehoniano vicentino Claudio Dalla Zuanna».
Come da programma, il 12 febbraio, voleranno, alla volta del Mozambico, don Davide Vivian, sempre della diocesi di Vicenza, e don Giuseppe Mazzocco, della diocesi di Adria-Rovigo.
Per don Davide è la prima volta in missione e la prima volta in Africa. «Può farci riscoprire quel senso di comunità che l’Europa, impoverita a livello valoriale, ha perduto».
Don Giuseppe, di Adria-Rovigo, alle spalle un’esperienza in Brasile, è pronto per la nuova “sfida”. «L’Africa è la nostra vicina di casa, bussa alle nostre porte, chiede solidarietà, collaborazione, chiede di camminare insieme per destrutturare l’idea della colonizzazione e ricostruire percorsi di cooperazione, di dignità, di fede. La missione non è soltanto un servizio alla comunità locale, è anche un invito al mondo a modificare i meccanismi che provocano la sofferenza dei popoli e a ripensare l’economia; una conversione anche per noi».
A Beira, Vicenza è già presente con due comunità di suore Orsoline, padre Cesare Reghellin, missionario saveriano, e la comunità San Gaetano.
© 2017 Testo e foto di Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Catholica – 12 febbraio 2017