Guerra e pace, migrazioni, convivenza, spiritualità, pluralità religiosa, universo femminile: il Religion Today Filmfestival di Trento compie vent’anni, e si riconferma luogo di riflessione sui temi contemporanei. Nato nel 1997 come primo festival internazionale e itinerante di cinema delle religioni per una cultura della pace e del dialogo, è organizzato da BiancoNero, associazione culturale trentina senza scopo di lucro, e diretto da Katia Malatesta. Da oggi fino al 22 ottobre nel teatro San Marco (ingresso gratuito) si confronteranno 41 film provenienti da 28 Paesi, selezionati tra le oltre 400 iscrizioni; si tratta di un “viaggio nelle differenze”: di culti, credenze, visioni del mondo, ma anche di stili e linguaggi. I vincitori – per il miglior film a soggetto, miglior documentario e miglior cortometraggio – saranno annunciati sabato 21 ottobre, alle 11, nella sala dell’Aurora di Palazzo Trentini. Oltre al concorso cinematografico, il Religion Today, quest’anno intitolato “Venti anni che hanno cambiato il mondo”, propone un “laboratorio di convivenza”, cioè uno spazio di discussione e scambio tra cineasti e operatori culturali di diverse fedi e nazionalità, momenti di approfondimento scientifico e attività per le scuole di ogni ordine e grado. Esplorato in modo originale da molti film in concorso, il tema delle migrazioni e della crescente pluralità religiosa sarà anche protagonista, oggi (ore 20.45, teatro San Marco) della pièce “Questo è il mio nome”, di Teatro dell’Orsa: sul palco un gruppo di richiedenti asilo con le loro storie di contemporanei Ulisse. Domenica, alle 17.45, al polo culturale Vigilianum, ci sarà un incontro interreligioso; interverranno Stefano Bettera (vicepresidente Unione buddista italiana), don Mario Gretter (Ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso della diocesi di Bolzano-Bressanone), l’imam Kamel Layachi (Comunità islamiche del Veneto), Lidia Maggi (teologa e pastora battista). La sera del 20 ottobre si tornerà alle origini, con la regista Lia G. Beltrami, fondatrice del festival e direttrice per dodici anni, attiva nel dialogo interreligioso. «Vent’anni fa ero nel direttivo del Festival della monatgna di Trento e vedevo arrivare tantissimi film che raccontavano la montagna, ma con uno sguardo teso alla spiritualità che essa emana. Allo stesso tempo facevo parte dell’International Association for Media History, che monitora il rapporto fra cinema, televisione e storia contemporanea. E lì si diceva che Dio nel cinema era morto. Ho raccolto la sfida di creare un festival dedicato a Dio, e oggi di dialogo, di spiritualità, di incontro fra le religioni si parla nei festival di tutto il mondo. Ma poiché anche il cinema può fino ad un certo punto, ho proposto ad un gruppo di donne leader di cinque comunità religiose della Terra Santa, di cominciare a lavorare sui temi del dialogo e della riconciliazione. Così nel 2009 sono nate le “Donne di fede per la pace”, che operano nella consapevolezza che le donne al figlio in grembo possono trasmettere la vita oppure possono trasmettere l’odio».
© 2017 Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Agorà sette – spettacoli – venerdì 13 ottobre 2017 – pag. 17