Non correre, ma volare col pallone: i ragazzi della Nazionale Calciatori Amputati

Li guardi giocare e sembra quasi una magia. Quasi volteggiano nell’aria. Esprimono armonia e potenza allo stesso tempo, tanto che ti dimentichi che hanno una gamba sola. E con quella gamba calciano il pallone. Doppiette, dribbling, rovesciate, palleggi, sciabolate, tagli, rete. Vederli giocare è da brividi.  «Non c’è niente di disabile. Questa è normalità. Spesso mi sento io più disabile di loro. Sono bei ragazzi, pieni di grinta, tenaci, intelligenti, simpatici. Mi sento fortunato, perché lavoro in un bell’ambiente». A dirlo è Renzo Vergnani, presidente e allenatore della Nazionale Calciatori Amputati del Centro Sportivo Italiano, balzata agli onori della cronaca recentemente, per essersi qualificata per i Mondiali in Messico che si terranno a novembre 2018. Il pass per il Messico è arrivato per aver ottenuto il quinto posto al Campionato Europeo, promosso dalla EAFF (European Amputee Football Federation), e disputato a Istanbul dal 2 al 10 ottobre scorsi.

Probabilmente prima di questa qualificazione pochi sapevano dell’esistenza di questa squadra, unica in Italia, e davvero speciale. «Hanno una forza incredibile – continua Vergnani -. Tra di loro c’è chi ha una malformazione congenita, chi ha subito un incidente, chi è stato amputato a seguito di malattia. Chi è nato così, è avvantaggiato a livello di equilibrio, perché è più avvezzo ai movimenti con la stampella, un ausilio più familiare. In campo, chi ha l’amputazione molto alta, usa la stampella, chi ce l’ha più bassa, utilizza la protesi. Non si può toccare il pallone con la stampella che è considerata un’appendice,  è la gamba sana quella che gioca, oppure si usa la testa.

Il portiere solitamente ha entrambe le gambe, ma deve essere privo di un braccio e non può assolutamente uscire dall’area di rigore, pena l’espulsione. Disputano partite di due tempi da 25 minuti ciascuno. E corrono come pazzi con la stampella. Vederli giocare è una grande emozione».

L’allenatore come si sente quando allena?  «Mi diverto da matti. E questo mio divertimento cerco di trasmetterlo anche a loro. Questi ragazzi non sono professionisti, nessuno li paga, pertanto se non giocano per divertirsi, che senso ha? Chi non ha mai tirato quattro calci ad un pallone? Per loro significa “rientrare nella normalità”, è la forza di questo sport».

Attualmente la squadra è affiliata al Csi, mentre ancora non rientra negli sport paralimpici.  «Il che è assurdo. Parliamo di calcio vero, di veri atleti. Abbiamo in campo anche Gianni Sasso, campione mondiale di maratona: 42 chilometri in 4 ore e 28 minuti».

Il vivaio c’è, una squadretta di 7, 8 bambini, dai 6 ai 13 anni. Ma il problema è trovare contributi affinché possano allenarsi con una certa regolarità. La Nazionale, che ha sede amministrativa nel comune di Correggio (Modena), si allena una volta al mese in maniera itinerante, ospitata nei campi delle varie città italiane e, ovviamente, dopo la qualificazione al Mondiale, le richieste si sono moltiplicate.  Molto più difficile è spostarsi con i piccoli, e con un budget ridotto al minimo.

Ad intuire che era venuto il momento di “scendere in campo” è stato Francesco Messori, oggi 19 anni, all’epoca 14, privo di una gamba dalla nascita, con una grande passione per il calcio, trasmessagli dalla madre. «Per me il calcio è sempre stato molto importante. Mi sono impegnato, ero bravo, ma non potevo giocare nei campionati ufficiali. Nel 2011 sono riuscito ad avere la deroga del Centro Sportivo Italiano per disputare partite a livello dilettantistico insieme a giocatori normodotati. Fin da piccolo mi ha sempre dato fastidio il fatto di camminare con la protesi e di essere osservato. Non avendo la gamba, dovevo legarla al busto, così ho smesso di portarla e gioco con la stampella. Quando  io e i miei compagni entriamo in campo, appariamo diversamente agli occhi degli altri rispetto a quando ci vedono fuori. Riusciamo a mettere in mostra abilità che di solito non si vedono. Lo sport elimina molti pregiudizi».  A 14 anni Francesco aveva già le idee chiare, voleva il confronto con altri ragazzi privi di un arto e con la stessa passione per il calcio. Con il supporto dei genitori, il tam tam attraverso Facebook, i contatti arrivano e, voilà, nasce una squadra, che viene ufficializzata a dicembre 2012. Il sogno è realizzato, i limiti abbattuti. Nel 2014 il debutto al mondiale in Messico, con l’eliminazione nella partita con l’Haiti negli ottavi di finale dopo i calci di rigore . Lo scorso ottobre, il piazzamento al quinto posto ai Campionati Europei di Istanbul. L’anno prossimo di nuovo in Messico, per una kermesse che si preannuncia durissima, poiché gli italiani si troveranno ad affrontare squadre di professionisti, molto più strutturate, con alle spalle storie più lunghe.

La Nazionale Italiana è composta da venti atleti, con un’età che va da 16 a 52 anni. Ci sono gli attaccanti Carlo Avelli, Paolo Capasso, Lorenzo Marcantognini, Daniele Michele Piana, Giovanni Sasso; i centrocampisti Emanuele Padoan, Roberto Sodero, Stefano Starvaggi, Francesco Messori (anche capitano della squadra); i difensori Costantin Bostan, Emanuele Leone, Luigi Magi, Arturo Mariani, Riccardo Tondi, Luca Zavatti; i portieri Pier Mario Gardino, Salvatore Iudica, Alessandro Pighi, Daniel Priami. Ci sono poi gli allenatori Renzo Vergnani e Paolo Zarzanza e il preparatore dei portieri Emiliano Gronchi.

© 2017  – Romina Gobbo

pubblicato su famigliacristiana.it – 21 dicembre 2017

http://www.famigliacristiana.it/articolo/non-correre-ma-volare-col-pallone-i-ragazzi-della-nazionale-calciatori-amputati.aspx

 

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