C’è chi ha raccontato di un’esperienza spirituale profonda che da allora ne ha accompagnato il cammino, chi ha evidenziato la grazia ricevuta, chi narra di essere andato da lei diseprato e di aver ricevuto dalle sue parole tanta serenità. Sono le testimonianze – raccolte nel libro “Madre Moretta. Sorella universale, ancora ci parla” – di chi ha conosciuto Giuseppina Bakhita, religiosa di origine sudanese, un passato da schiava, fino alla nuova vita a Scio (dal 1902 alla morte), nella Congregazione delle Figlie della Carità, canonizzata il 1° ottobre da papa Giovanni Paolo II. «Aveva un tocco mistico e questo dono di Dio la rendeva capace di parlare guidata dallo Spirito». Sintetizza cosìla figura della Santa, madre Maria Carla Frison che, con madre Laura Maier, domenica prossima, a partire dalle 16.30, al teatro delle Madri Canossiane di Schio (Vicenza), presenterà il volume. L’iniziativa rientra nel programma “Santa Bakhita ancora ci parla. Chiamati ad essere Madri e Padri nella fede”, organizzato dalle stesse Madri Canossiane con il Comitato Bakhita Schio-Sudan, per il 71esimo anniversario dalla morte della Santa, avvenuta l’8 febbraio 1947. «Il 16 dicembre scorso – dice madre Frison, che ha curato il libro – il sindaco Valter Orsi ha conferito a Bakhita la cittadinanza onoraria; significa che gli scledensi la sentono come loro cittadina e ne avvertono ancora la presenza. Perché lei continua a parlare al cuore degli uomini. Lo dicono le persone che l’hanno conosciuta da bambini e raccontano oggi a distanza di tanti anni momenti impressi nel loro cuore con il fuoco. Una persona mi ha raccontato che un giorno Bakhita l’ha vista e le ha detto che sentiva di doverla benedire. “Mi ha gettato addosso tanta acqua santa. Quella benedizione mi ha aiutato a stare in piedi nella vita”».
© 2018 – Romina Gobbo
pubblicato su Avvenire – Agorà Cultura – martedì 14 febbraio 2018 – pag. 23