Abbiamo già detto che per fortuna è stato superato l’atteggiamento di soloniana memoria che le colpe dei padri debbano ricadere sui figli. Ma forse è venuto il momento di ribaltare la tragedia. E le colpe dei figli dovrebbero ricadere sui genitori. Quando dei ragazzini – oggi li chiamiamo baby bulli, ma delinquenti sarebbe più appropriato – tra i 14 e i 16 anni, aggrediscono, in maniera premeditata, un anziano invalido, lo buttano a terra e postano sui social un video della loro azione criminosa (altro che bravata), o picchiano un insegnante, stuprano una coetanea, distruggono un treno o lanciano sassi da un cavalcavia, credo proprio che i genitori dovrebbero risponderne. Economicamente – ripristinando la situazione danneggiata – ed eticamente – ponendosi qualche domanda sulla propria capacità di essere genitori. Che non a caso si definisce il “mestiere più difficile”. Se fossi madre di un “soggetto” di questi, non potrei che sentirmi una fallita. Invece nessun genitore di “tali figli” si interroga. Nessuno si assume delle responsabilità. Anzi, è sempre colpa di qualcun altro: la società (questo ente indefinito per indicare tutto e niente), la scuola, il gruppo di amici, in un crescendo di deresponsabilizzazione che fa male a sé stessi, ma soprattutto fa male ai figli, che cresceranno pensando di poter fare qualsiasi cosa. I cavilli legislativi, poi, fanno il resto. Un mea culpa mai. Una volta, quando la maestra ti rimproverava, tornavi a casa e le prendevi, oggi si fa ricorso al Tar. Per carità, che ci sia qualche “cattivo maestro” è vero, ma che i propri figli siano tutti geni incompresi…
© 2018 – Romina Gobbo – Facebook 24 febbraio 2018