Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato oggi all’unanimità la risoluzione che prevede una tregua di almeno 30 giorni consecutivi in Siria, affinché le organizzazioni umanitarie – Croce Rossa e Mezzaluna Rossa – possano entrare “in sicurezza” per portare aiuti ed evacuare feriti e ammalati. Significa stop ai bombardamenti, anche sul distretto di Ghouta, che ha visto 500 morti in una settimana per i raid dell’aviazione di Damasco, ma non in tutto il paese. Passo avanti, dunque? Attenzione. Ci sono sempre i “se” e i “ma”. Intanto, non si tratta di un accordo di pace complessivo. E, onde evitare il ripetersi per l’ennesima volta dall’inizio della guerra in Siria del veto della Russia, a Putin sono state fatte parecchie concessioni. Restano fuori dalla tregua le operazioni contro gruppi come Isis, al-Nusra, le sigle associate ad al-Qaeda e formazioni jihadiste varie. Così la Russia potrà continuare a bombardare Idlib, città ancora nelle mani di milizie ribelli. Resta anche l’incognita di quando la tregua dovrà iniziare. L’ipotesi delle 72 ore è tramontata perché la Russia, le considera un tempo troppo breve. Pertanto, la risoluzione parla di cessare il fuoco “senza ritardi”, ma non stabilisce una tempistica precisa. Quando finirà allora questo massacro che va “oltre l’immaginazione”? Come ha detto alla Bbc Panos Moumtzis, coordinatore umanitario regionale delle Nazioni Unite.
© 2018 – Romina Gobbo – Facebook 24 febbraio 2018