Oggi è stata pesantemente colpita Ougadougou, la capitale del Burkina Faso. Vari punti della città sono stati coinvolti nell’attentato – l’ambasciata e l’istituto culturale francesi, il quartier generale militare, le aree dove sorgono l’edificio del governo e gli uffici delle Nazioni Unite – che si è articolato nell’aggressione di un commando armato e nell’esplosione di alcune autobombe. Il bilancio è di una trentina di morti e una cinquantina di feriti. Le ultime notizie dicono che gli assalitori sono stati uccisi e la situazione è tornata sotto controllo. Anche se non sono riusciti a penetrare nell’ambasciata, è chiaro che si tratta di un’azione con un forte significato simbolico. Mentre Macron sta intensificando l’azione contro i gruppi islamisti del Sahel, l’attacco di oggi sembra teso a sottolinearne la scarsa efficacia, anche se al momento non ci sono state rivendicazioni. Attenzione, che stiamo “perdendo” anche il Burkina Faso. Un paese pacifico si sta trasformando in un hub per le varie organizzazioni terroristiche della zona. In Africa, ai due grossi brand – al-Qaeda e Isis – si sta affiancando un coacervo di sigle, variamente strutturate, che agiscono non con un obiettivo ben definito, ma per puro intento criminale, che trafficano droga ed esseri umani (e chissà cos’altro viste le ricchezze del sottosuolo africano). La manovalenza è facilmente reperibile data la situazione disastrosa in cui vertono molti paesi. Dove manca tutto, ma non le armi. E, quando la pancia è vuota, chiunque ti aiuti a riempirla è benvenuto.
© 2018 – Romina Gobbo – Facebook 2 marzo 2018