Vicenza. «Dalla Costa, pastore vicino all’uomo»

«La pace è il rispetto dell’ordine impresso da Dio nella società, non è la forza delle armi, né l’equilibrio del terrore. La Santa Sede ha sempre sostenuto per la Siria il processo politico, ma sembra che ci sia chi non ne è convinto, che vuole stravincere dal punto di vista militare. Può accadere. Chi ha più bombe, o chi ha più armi, forse riuscirà ad imporsi. Ma è pace questa? Soprattutto in vista della ricostruzione di un Paese dove si è creato un odio profondo fra le varie componenti. La pace delle armi è una pace miope, di corto respiro». Nelle parole del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, invitato martedì scorso dall’Istituto superiore di Scienze religiose “Arnoldo Onisto” (Issr) di Vicenza, in collaborazione con il centro culturale “Elia Dalla Costa” di Schio, per aprire il convegno di studi sulla figura del cardinale Elia Dalla Costa (1872 – 1961), sembra riecheggiare – anche se con stile più “diplomatico” – il pensiero del vescovo vicentino, poi vescovo di Padova e arcivescovo cardinale di Firenze, che svolse il suo ministero pastorale durante le due guerre che hanno segnato drammaticamente la prima metà del secolo scorso. Nel 1914, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale, in una lettera all’allora vescovo di Vicenza, Ferdinando Rodolfi, Dalla Costa considerava i fautori della guerra, «gente dal cuore corrotto e dal cervello esaltato», «sanguinari da manicomio» a cui «nulla importa del sangue di tanti giovani». Loro «sanno che non combatteranno mai», resteranno «a contemplare lo spettacolo dell’Italia messa a fuoco e a sangue». «Pastore generoso e illuminato, coraggioso difensore della giustizia, della libertà, della pace. Sacerdote attento e premuroso verso le persone fragili e abbandonate»: tutto questo era il cardinale Dalla Costa per Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza, che ha introdotto il convegno, assieme a don Aldo Martin, direttore dell’Issr, e a don Roberto Tommasi, preside della facoltà teologica del Triveneto. Per Parolin, Dalla Costa è stato un «uomo di Dio», che si è sempre adoperato per gli uomini. La sua opposizione al nazismo e l’impegno profuso per salvare tanti ebrei dalla deportazione, gli valsero il riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni”. Il 4 maggio 2017 papa Francesco ha dichiarato dalla Costa venerabile, aprendo così la via alla canonizzazione di un uomo già considerato santo dai suoi contemporanei. «Tutti abbiamo bisogno di santi, ma anche di diventare santi», ha concluso Parolin.

© 2018  – Romina Gobbo

pubblicato su Avvenire – Catholica – venerdì 16 marzo 2018 – pag. 22

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