Un boato, ed è allarme – A roar, and it’s alarm

Stamattina i lombardi si sono svegliati con due forti boati. Non era facile capire che cos’avvenuto, perché sono rumori a cui non siamo abituati (tenete a mente questa considerazione). Poi, è arrivata la comunicazione ufficiale dell’Aeronautica Militare. Si è trattato di due caccia decollati dalla base aerea di Istrana (Treviso) che, intervenendo con tempestività (tecnicamente, il decollo rapido si chiama scramble) per una “probabile minaccia” hanno superato la barriera del suono prima di raggiungere una quota elevata. Da qui il motivo per cui la percezione è stata amplificata. Niente di cui preoccuparsi perché si è trattato semplicemente di intercettare quello che era sembrato un aeromobile non identificato, ma che altro non era che un Boeing 777 dell’Air France che aveva perso improvvisamente il contatto radio con l’agenzia italiana del traffico aereo. Ripristinato il contatto, fine dell’emergenza (questo sempre da comunicazione ufficiale). A me però quei boati fanno riflettere. Li sentivo ad Amman e al Cairo, tremavano i vetri, ma erano esercitazioni. Li sentivo a Kabul (non sempre erano esercitazioni). Li sentivo sulla strada per Aleppo. E quelle non erano proprio esercitazioni. Mi fanno pensare a chi ci convive tutti i giorni, a chi quando li sente, corre a nascondersi, perché significa pericolo reale. E quando il pericolo arriva dal cielo, difficilmente c’è scampo. Ed è un pericolo che non discerne. Lo sanno bene anche i nostri genitori terrorizzati dai voli notturni radenti di “Pippo”. Ben poca cosa rispetto alla tecnologia di oggi.
#afrin #ghouta #sanaa #mosul Giusto per citare qualche luogo.

© 2018 – Romina Gobbo – Facebook 22 marzo 2018

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