Ieri se n’è andato Jimmy, inquadrato nel contingente italiano in Libano. Era un bel pastore belga di 11 anni, “veterano” di aree di conflitto. Sei missioni all’estero, in Afghanistan, Kosovo e Libano. Un malore lo ha colto mentre svolgeva il suo servizio, un regolare turno di controllo antiesplosivi sui veicoli in ingresso alla base di Shama, sede del Comando del Settore Ovest della missione Unifil (creata nel 1978, in seguito all’occupazione del territorio libanese da parte di Israele, al fine di creare una fascia di sicurezza volta a tutelare i civili). Jimmy e i suo colleghi a quattro zampe – allevati e addestrati presso il Gruppo Cinofili del Centro Militare Veterinario di Grosseto – svolgono un lavoro prezioso nei teatri operativi, ma non solo. Li ho visti in azione in Afghanistan, nei dintorni di Herat. Sono fantastici. Addestrati per cercare droga – che in Afghanistan abbonda -, oppure per scovare gli IED (Improvised Explosive Device) – e pure questi abbondano e rappresentano un altissimo e continuo rischio. Perché se è vero che si tratta di bombe realizzate con materiali non convenzionali, “fatte in casa”, è proprio la caratteristica artigianale che le rende sempre nuove e quindi più insidiose. Ma la “creatività” umana al negativo si scontra con il fiuto dei vari Jimmy “in mimetica”. Per loro è un gioco, ma salvano vite. Adesso, Jimmy, riposo!
© 2018 – Romina Gobbo – Facebook 4 aprile 2018