Nella notte fra il 23 e il 24 aprile 1915 comincia il genocidio armeno da parte del Governo ottomano guidato dai Giovani Turchi. Questo massacro di un milione e mezzo di persone è sempre stato scomodo, tanto da rimanere nell’oblio per decenni. Ankara ancora si ostina a non riconoscerlo, e così questa è diventata una causa di tensione con l’Unione Europea e con la Santa Sede. Papa Francesco infatti ha definito quello armeno il “primo genocidio del XX secolo”, attirandosi all’epoca le ire di Erdogan. Gli storici sono ormai concordi nel parlare di genocidio ritenendo che il progetto dei Giovani Turchi fosse creare in Anatolia uno stato etnicamente omogeneo. Chi invece ancora sostiene l’inesistenza del progetto di genocidio – siccome non tutti gli armeni furono uccisi – lo fa ritenendo che dietro non ci fosse un preciso piano di eliminazione dell’etnia armena, così come invece è accaduto con gli ebrei nella Germania nazista. A oggi 29 paesi del mondo hanno ufficialmente riconosciuto il genocidio armeno. Nel 2000 è stata la volta dell’Italia. Nel 2015 anche la cancelliera Merkel ha parlato di genocidio.
La Convenzione sulla prevenzione e repressione dei crimini di genocidio approvata nel 1948 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite è il documento giuridico a cui si deve fare riferimento per la definizione del fenomeno di genocidio, che è considerato un “crimine contro l’umanità”. In sintesi, oggetto di genocidio è un gruppo etnico, sociale o religioso che, pur essendo minoranza indifesa, è percepito dai persecutori come una minaccia, dunque come un nemico.
© 2018 – Romina Gobbo – Facebook 24 aprile 2018