Il messaggio di papa Francesco per la 52sima Giornata delle comunicazioni sociali, che si celebra oggi, è dedicato a “La verità vi farà liberi. Fake news e giornalismo di pace”. Cari colleghi dobbiamo concentrarci sul fatto che il Pontefice davvero ritiene le notizie false di una gravità inaudita, perché rendono i «media complici di una certa visione del mondo». Ho ragionato su questo. E al di là del non professionale comportamento di chi non verifica le notizie (visto che il giornalismo è questo, cioè verifica delle notizie, e poi pubblicazione), il problema è effettivamente serio. Non è solo una questione di cattivo giornalismo. In fondo, i giornalisti sono bravissimi, bravi, mediocri ed incapaci come chiunque altro. Non tutti devono aspirare al Pulitzer. Il problema reale è la narrazione. Macro-fenomeni come l’immigrazione, il terrorismo, il dialogo fra le religioni, ma anche fra le nazioni… non si possono descrivere sempre allo stesso modo. Perché sono fenomeni in continua evoluzione, non a caso vengono studiati continuamente. Contano più le sfumature, ma noi restiamo ancorati all’idea/tesi iniziale che ci siamo costruiti. E la riproponiamo in continuazione come un fosse un dogma. È vero che il nostro mestiere vive di sintesi, ed essenzialità, ma sintesi ed essenzialità non possono diventare superficialità, se non addirittura banalità. Perché poi a chi legge, arriva un messaggio sbagliato, parziale o inadeguato e si costruisce una visione della realtà sbagliata, parziale o inadeguata. Questa a mio avviso è la responsabilità che il messaggio di papa Francesco oggi ci riconsegna. Questo è il
#giornalismodipace.
© 2018 – Romina Gobbo – Facebook 13 maggio 2018