Quando entri, ti senti catapultato nel passato, una trentina di anni fa almeno. Le oltre 400 poltroncine di velluto rosso, la tappezzeria rossa anch’essa, sono memoria di altri tempi. Poi però ti ricordi d’aver acquistato il biglietto online, ti vedi davanti uno schermo che con i suoi 12 metri di base è il più grande che c’è in città, leggi i trailer nei monitor elettronici e ti illumini di… led. Lo stile vintage si accompagna ad una tecnologia d’avanguardia. È questa la ricetta della longevità del cinema Rex di Padova, di proprietà della parrocchia di Cristo Re, punto di riferimento del quartiere Sant’Osvaldo, non lontano dal centro storico. Aperta nel 1958, la sala nei primi decenni ha vissuto l’epoca d’oro del grande schermo, è transitata indenne attraverso la crisi degli anni Novanta, con il dna inalterato, ma con la capacità di adattarsi alle nuove esigenze.
SESSANT’ANNI E NON SENTIRLI

La messa celebrata sul Palco del Rex per i sessant’anni
Così oggi il Rex festeggia i sessant’anni; unico cinema di Padova a non aver mai chiuso i battenti e ad aver proposto incessantemente film (quasi 200 ogni anno), spettacoli musicali e teatrali, incontri culturali, mostre, dibattiti. La grande vitalità è contrassegnata anche dall’essere parte di molti importanti circuiti nazionali ed europei: Fice-cinema d’éssai, Acec (Associazione cattolica esercenti cinema), Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) e Europa Cinemas. L’anniversario è stato festeggiato il 15 aprile con la Messa, celebrata dal parroco, don Gianluca Santini, che in sala si vede spesso. «Il cinema, dono offerto a tutta la comunità religiosa e civile, è parte integrante della parrocchia, assieme a chiesa, patronato, campo da calcio e bar», ha sottolineato nell’omelia. «Celebrare l’Eucaristia all’interno del cinema suggella ancora di più la sua appartenenza alla nostra comunità parrocchiale. Inoltre», ha aggiunto il parroco, «le varie iniziative, il coinvolgimento dei giovani, il Grest, le organizzazioni che ci chiedono la sala com’è avvenuto con un grande convegno dei Focolarini, sono anche significative occasioni di impegno pastorale e di evangelizzazione. In questi sessant’anni», ha concluso, «si sono avvicendate moltissime persone che vogliono bene alla sala. Oggi c’è un Comitato di volontari impegnato a mantenere lo spirito e l’identità che da sempre contraddistinguono il Rex». Il giorno prima, l’evento musicale-teatrale, ideato per l’occasione, Rex, 60 anni di storie d’amore, aveva raccontato sessant’anni di vita culturale ininterrotta, attraverso le storie d’amore nate nel quartiere, in primis quella di Iva Zampieri e Adriano Marcato, la coppia che ha gestito il cinema per tanti anni, fino al pensionamento (Adriano è poi mancato). Nel 2005 è subentrato il Comitato costituito da una quarantina di appassionati, buona parte dei quali frequenta la sala fin da quando indossava i calzoni corti.
DA UNA GENERAZIONE ALL’ALTRA
«La maggior parte di noi ci veniva da bambino con i genitori. Quindi c’è un legame affettivo forte. E questo sentimento lo abbiamo trasmesso ai giovani che si sono inseriti. Nuove forze necessarie perché l’attività è davvero impegnativa», racconta Filippo Nalon, che nel Comitato segue programmazione e gestione, ma che di cinema si occupa anche per professione. «Da una quindicina d’anni il Rex non proietta più solo film, accoglie tutte le necessità del territorio», continua Nalon. «Oggi non esistono luoghi simili di aggregazione; ci sono i centri commerciali, ma non valorizzano la persona, perseguono solo la logica del profitto. I cinema possono avere un
futuro solo se diventano sale polivalenti, con proposte diversificate».
PASSIONE E FANTASIA

L’ingresso con la biglietteria
E ai gestori del Rex la fantasia non manca. «Ci siamo molto orientati all’ambito musicale, con concerti e rassegne ad hoc, come E qualcosa rimane…, dedicata ai cantautori che hanno fatto la storia della musica: Leonard Cohen, Giorgio Gaber, Francesco Guccini, Franco Battiato, Fabrizio De Andrè…., celebrati con canti, balli, proiezioni e narrazioni», continua Nalon. «Ma anche al teatro: C’era una volta un Rex, la domenica pomeriggio, è il momento delle famiglie. Poi ci sono le scuole che vengono a fare le assemblee. Ci sono artisti locali che lanciano dal nostro palco le loro nuove performance. L’associazione Beati i costruttori di pace si ritrova al Rex per l’incontro annuale. Abbiamo stilato un accordo con un’associazione che si occupa di bambini sordi. Quando vengono a teatro, sul palco sale una persona che, con la lingua dei segni, permette loro di comprendere la storia. Aderiamo all’iniziativa M’illumino di meno per sensibilizzare al risparmio energetico. Promuoviamo iniziative in occasione della Giornata della memoria della Shoah. L’attenzione al sociale è una specificità di questo tipo di sale, tanto più della nostra che è parrocchiale».
FILM PER TUTTI I GUSTI
«Anche la programmazione cinematografica è variegata», spiega Maurizio Bonato, coordinatore dei volontari, «purché di contenuto o alto valore artistico.
Proponiamo l’arte al cinema: un po’ fiction, un po’ documentari (Firenze e gli Uffizi, Caravaggio, La morte di Van Gogh); i grandi classici restaurati, come Roma città aperta di Rossellini, le cine-maratone dedicate ai mostri sacri: Charlie Chaplin, Quentin Tarantino, Hitchcock. Il nostro utente tipico è l’adulto, che preferisce la sala tradizionale alle multisale, frequentate invece più dai giovani. Tutto questo ci caratterizza. E l’affetto del pubblico se le proposte sono di qualità non viene mai meno».
© 2018 Romina Gobbo
pubblicato su Credere – domenica 2 giugno 2018 – Pagg. 32, 33, 34