Il 20 giugno si celebra la Giornata internazionale del rifugiato indetta dalle Nazioni Unite. In queste settimane c’è un vociare assordante sui migranti. Ognuno ha la verità in tasca. Ognuno la sua soluzione. Intanto si gioca con le vite delle persone. La verità è che l’immigrazione o la si affronta in maniera seria, oppure saranno sempre e solo parole al vento. Non si tratta con la Libia se non si ha la certezza di chi sia il vero interlocutore. SIgnifica non quello che piace a noi, ma quello che è riconosciuto tale dalla popolazione. Altrimenti ci facciamo solo estorcere denaro. E soprattutto non si chiudono accordi se abbiamo un minimo dubbio su come in quel paese vengono trattati i migranti. E vogliamo parlare del Sahel? C’è un politico che sappia che cos’è? Che lo sappia individuare su una cartina geografica? Il Sahel è un territorio enorme, desertico, che attraversa il centro Africa da ovest ad est; comprende Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Chad, Nigeria e Camerun. La sua conformazione geografica lo rende impossibile da controllare, nonostante Francia, Onu e Ue continuino a dispiegare uomini e mezzi. Da lì transita la tratta dei migranti. Lì opera uno strano connubio fra jihadisti e criminalità organizzata. Un connubio che ha trovato un suo equilibrio e ha messo in piedi un’economia parallela, molto, molto, molto redditizia. Ma secondo voi, questi temono il Salvini della situazione? Ma facciamoci una risata.
Vi lascio con le parole di un uomo di valore, Léopold Sédar Senghor, il presidente poeta. Oggi mancano i grandi uomini, i grandi pensatori, i visionari.
Signore Gesù, ai piedi della mia Africa crocifissa da quattrocento anni, che pur ancora respira, lascia che Ti dica, Signore, la sua preghiera di perdono.
Signore Dio, perdona l’Europa bianca!…
Perché bisogna bene che tu perdoni
a chi ha dato la caccia ai miei figli come a elefanti selvaggi….
© 2018 Romina Gobbo – Facebook 19 giugno 2018